Piazza della Vittoria, elegante e razionale, dà il benvenuto a chi mette per la prima volta piede in città, sbucando da sotto terra. Ci si arriva in metro dalla Stazione centrale. Da piazza della Loggia a piazza del Mercato è tutto un percorso vitale che incrocia Storia e storie. Che ricorda le antiche impronte della Brexia romana di Vespasiano, ai Fori. Celebra eroi e papi. Vittime (dell’attentato del 1974) e martiri. Santi e uomini semplici. A Paolo VI è dedicata la piazza del duomo (nuovo e vecchio); a Sant’Agata una delle chiese più belle, assieme a Santa Maria dei Miracoli.
Siamo a Brescia. Città missionaria per eccellenza. Il santo Daniele Comboni, giunto fino in Sudan, vide la luce a Limone sul Garda, in provincia. Irene Stefani, beatificata in Kenya, nacque nei pressi. E anche Giovanni Fausti martire, pioniere del dialogo islamo-cristiano. Il primo Festival della Missione (12-15 ottobre) ha scelto la Leonessa d’Italia per parlare di Chiesa in uscita.
Ma partiamo dal titolo: perché “Mission is possibile?”. «Al di là delle evocazioni cinematografiche – spiega don Carlo Tartari, direttore del Centro missionario diocesano di Brescia - la nostra missione è possibile perché il Signore la rende tale. Dobbiamo interrogarci su cosa ci sta dicendo Gesù oggi, rispetto a dove e come poter essere presenti in quanto missionari. Quello attuale non è un tempo disgraziato, ricordiamolo! Al contrario è un tempo provvidenziale. Dio sta scrivendo la sua storia di salvezza dentro le situazioni nelle quali ci troviamo quotidianamente».
Sguardi profetici
E un festival missionario ha senso se possiede «non solo uno sguardo retrospettivo o sociologico, ma anche profetico sul mondo», dice. La doppia scommessa è «evitare la pura e semplice celebrazione di un passato missionario significativo ma che rischia l’autoreferenzialità, e parlare il linguaggio dell’uomo di oggi». I flashmob e i musical per esempio vanno in questa direzione. In piazza della Vittoria il coro gospel Joyful e il corpo di ballo “Espressioni corporee” si sono esibiti a fine settembre. «Credo che questa sia l’era dei Festival - dice Elisa, dello staff organizzativo - Facendo questo lavoro mi domando se è sempre un format utile, o solo un’etichetta. Vivendolo dall’interno mi sono resa conto che la tipologia del festival rende le persone molto più libere. Il festival recupera la dimensione della polis dell’antica Grecia. E’ la versione del “mercato”. Questo consente allo spettatore di sentirsi maggiormente parte della comunità».
Il movimento è “attivo” e chi osserva diventa co-protagonista, interagendo con relatori e personaggi. Fulcro e punto di riferimento costante dei tre giorni di ottobre a Brescia è la magnifica piazza Paolo VI che ospita le due chiese principali: la Rotonda o Duomo vecchio (dove il 13 ottobre si celebra la messa e si segue la Lectio Divina di Anna Maffei, pastora della Chiesa battista); e il Duomo nuovo o cattedrale di Santa Maria Assunta.
Youth Village e libri
Altro punto focale: il Centro pastorale Paolo VI, dove alloggiano gli ospiti, dall’arcivescovo di Manila, monsignor Luis Antonio Tagle, a padre Alejandro Solalinde, autore di “I narcos mi vogliono morto. Messico, un prete contro i trafficanti di uomini”. E dove ha vita lo Youth Village, la cittadella di Missio Giovani, coordinata dal segretario Giovanni Rocca. Le vie e le piazze si intrecciano, la vicinanza di luoghi e di chiese consente di essere fuori, nella polis, tra la gente che passando e vedendo si avvicina. Ma anche dentro, a portata di mano.
D’altra parte «Brescia non è per nulla nuova ai festival - spiega Elisa negli uffici del Cmd della diocesi, a pochi metri dal duomo -: a giugno si tiene “Corpus hominis”, il Festival della comunità in attesa del Corpus Domini». «La città, non quella ideale, bensì la nostra, dovrebbe diventare l’ambiente nel quale tutti possano sentirsi a casa, ugualmente protetti e ugualmente responsabili», si legge nel progetto di “Corpus hominis”. «Io mi sono innamorata del format festival a Mantova, col festival delle letterature – dice ancora Elisa – Poi ho fatto Crucifixus in Valcamonica. E da lì fino al recente “Corpus hominis” che rappresenta una serie di tappe di avvicinamento attorno alla ricorrenza del Corpus Domini. Il festival è quasi una festa ma in realtà è anche condivisione di tematiche e contenuti di spessore, non solo in formato di conferenza».
Il 5 ottobre ad esempio, in anticipo rispetto alle tre giornate di lavori, dai missionari comboniani di Brescia padre Daniele Moschetti presenta il libro “Sud Sudan, il lungo cammino sofferto verso la pace, giustizia e dignità”. Lo accompagna monsignor Giorgio Biguzzi. Sabato 13 ottobre invece è la volta dei giovani legati ai Missionari della Consolata che si esibiscono al teatro di San Giovanni Evangelista con una performance sull’Evangelii Gaudium. E in contemporanea c’è la presentazione del libro di suor Rosemary Nyirumbe, ugandese, autrice di “Cucire la speranza”, sempre alla presenza di monsignor Biguzzi.
Naturalmente anche il mondo dei laici e delle ong è valorizzato e “raccontato” al Festival se non alla pari di quello missionario classico, comunque con grande ricchezza di dettagli. Anche perché spesso, in realtà, i due ambiti si intrecciano con risultati eccellenti. Come avviene per le tre ong bresciane che fanno cooperazione allo sviluppo insieme: si tratta di Medicus Mundi Italia, SCAIP (Servizio Collaborazione Assistenza Internazionale Piamartino) e SVI (Servizio Volontario Internazionale). Hanno la loro sede nello stesso edificio e collaborano da anni. «Come Medicus Mundi siamo presenti in Africa ad esempio in Burkina Faso e in Mozambico – spiega Stefano Chiappa, presidente di Medicus Mundi –. In Burkina il tema Aids era molto attuale alla fine degli anni Novanta. Oggi prosegue nella forma pediatrica e con la lotta alla malnutrizione. In Mozambico invece abbiamo in carico un progetto che nasce dalla relazione tra diocesi. Siamo presenti nella provincia a Sud del Mozambico, con progetti agricoli, di sviluppo rurale e salute. E con la fabbrica della frutta in forma cooperativa a Maputo». E’ questa la storia al centro di una delle tavole rotonde del Festival con i laici protagonisti della missione.
Il bello deve ancora arrivare!
In effetti, data la ricchezza di esperienze e di storie missionarie (che qui sono lampanti perché concentrate in tempi e spazi ristretti) è difficile pensare che la missione sia oggi in declino. Per il vescovo emerito di Makeni questa non solo non è epoca di crisi ma è l’inizio di una nuova avventura. Il meglio della missione deve ancora venire, azzarda. E spiega: «Mi piace quello che Giovanni Paolo II diceva, ossia che “al sorgere del nuovo millennio la missione della Chiesa è ancora agli inizi”. Questo è bellissimo. Io sono ancora vivo agli albori di una nuova avventura cristiana! Siamo solo alla prima generazione che deve andare con ali nuove. Papa Francesco lo dice in modo diverso: “Ringrazio il Signore di essere arrivato all’inizio di una nuova epoca”».
Eppure il problema della Chiesa in Italia resta. «Ed è un po’ questo - argomenta ancora Biguzzi -: abbiamo un tesoro di eredità immenso che non va buttato a mare: è fatto di valori e di strutture. Ogni cento metri a Brescia abbiamo una chiesa e sono una più bella dell’altra. Ma è arrivato il momento di valorizzare nuove aree di missione. Nuovi “luoghi” non geografici e non fisici di evangelizzazione». Per farlo, conferma, «ci vuole una certa parresia: negli anni Cinquanta c’era un libro che leggevamo sempre con grande piacere, era di don Calabria e si chiamava Apostolica vivendi forma. Ecco, è arrivato il momento di intercettare e seguire anche oggi una nuova forma». Nuovi contenitori, nuovi format, nuovi mezzi, veicolano, questo è certo, anche nuovi messaggi.
Entrare nei processi e viverli
«Quanti laboratori abbiamo già fatto sul concetto di “non occupare spazi ma attivare processi”? – si chiede anche don Carlo Tartari – Ma non vediamo che la realtà è superiore all’idea? Che già siamo chiamati a cogliere e discernere la presenza e la volontà di Dio in quello che c’è, senza inventarci nulla?». Come dire, il processo è già in corso. Ci siamo tutti dentro. Tanto vale starci con convinzione, vivendo un “qui ed ora” per niente male. Altra scommessa di Brescia: «Vorremmo dare voce non tanto alle disgrazie o sciagure che accadono in luoghi altri – dice ancora don Carlo – ma soprattutto alla bellezza e alla spiritualità di quei luoghi». Che siano culture africane o asiatiche, spiritualità differenti e spesso più essenziali. Approfittando del fatto che questi uomini e queste donne bussano oggi direttamente alle nostre porte.
Domenica 15 ottobre, nella Sala dei vescovi della curia di Brescia, con l’incontro “Migranti, la missione in casa”, suor Raquel Soria della Consolata e suor Giovanna Minardi (dell’Immacolata - Pime) illustrano un bel progetto della Cimi per migranti in Sicilia, mentre Alì Ehsani, afghano, presenta il libro “Stanotte guardiamo le stelle”.
Corpi di intervento missionario per la Chiesa universale
La certezza della reversibilità della missione (ad intra e ad extra) ce l’ha ben chiara padre Tullio Donati, comboniano, che dal 1973 con alcune alterne vicende in Italia, ha vissuto praticamente quasi sempre in Congo. Ma il suo essere ritornato è stato altrettanto fertile del suo essere partito. «Mi sono ritrovato ad essere missionario anche qui - conferma -. Il mal d’Africa in realtà non esiste. Esiste il mal della gente d’Africa. Ossia la nostalgia delle persone. Ma ne troviamo moltissimi di pezzi d’Africa anche in Italia. A Brescia, ad esempio, seguiamo la comunità senegalese. Per immergerti devi uscire non tanto da un continente, ma da te stesso. Qui in Italia non sei tu il protagonista: è forse questa la cosa che ci fa male ammettere?». E poi la sua proposta: «Io penso che oggi i missionari dovrebbero essere una sorta di corpi di pronto intervento mobile a servizio della Chiesa universale». Difficile pensare di poter restare in missione 30 o 40 anni come in passato. «Si dovrebbe partire su richiesta, quando le Chiese locali hanno bisogno di formatori, di esperti, di comunicatori o di altro», propone padre Tullio.
Questa è un po’ l’esperienza di don Roberto Ferranti, bresciano, 41 anni, fidei donum in Albania per dieci anni, rientrato poco tempo fa nella sua diocesi con un ruolo delicato e bellissimo: direttore dell'Ufficio per il dialogo interreligioso. Si occupa delle relazioni islamo-cristiane. Al Festival di Brescia, don Roberto, oltre a stare nello staff degli organizzatori, ha il compito di accogliere gli ospiti, assicurare un servizio di assistenza e di accompagnamento. «Brescia ha dato all’Albania il gesuita martire padre Giovanni Fausti che è stato uno dei precursori del dialogo con l’islam. Ha scritto articoli molto belli che sono stati riediti adesso. Ma credo anche che sia inutile continuare a gloriarci del nostro passato. Se la mia tradizione mi ha consegnato questa figura, non basta far festa perché l’abbiamo beatificata. Penso che la forza dello Spirito nasca anche da questo: dalla capacità di prendere esempio per creare di nuovo». Ci racconta il seguito della sua storia missionaria che avevamo lasciato nella prima fase.
«Dopo Reshen in Albania, sono stato inviato nel distretto di Matt, nella città di Burrell dove non ci sono cattolici - racconta -: è totalmente musulmana. Con villaggi di presenze cristiane. Eravamo due sacerdoti di Brescia, io e don Gianfranco. Vivevo in casa con ragazzi albanesi che facevano con me un’esperienza di crescita umana. Eravamo gruppi piccoli perché con poche persone c’è maggior possibilità di scavare e di vivere una genuina esperienza comunitaria. Mangiare insieme, dividerci i lavori di casa, fare la lavatrice, mettere insieme i soldi per la spesa».
A Burrell, don Roberto ottiene anche un permesso del Ministero della Giustizia per entrare regolarmente in carcere come educatore. «Era un carcere di massima sicurezza, un ex istituto di detenzione politica, con 220 detenuti e una trentina di cattolici, con pene dai 20 anni in su», spiega. «Uno o due giorni a settimana potevo trascorrere la mattinata lì, incontrando anche altri detenuti nei cortili. E mi capitava di ascoltare storie e confidenze di molti fedeli musulmani», dice. Per loro era assoluta novità un’assistenza spirituale tra le quattro mura della prigione.
«Non è stato facile tornare a casa dopo 10 anni – confessa don Roberto - Con la convinzione di non entrare in un sistema ma di mettermi a disposizione per camminare con delle persone. La missione mi ha insegnato questo: se non si ritorna in età giovanile non si riesce più ad entrare nelle nostre realtà: io torno in Italia ma ci torno da missionario, libero e sereno con le istituzioni ma con la voglia di fare. Al Festival mi occupo dell’accoglienza, sia dei delegati che delle autorità. In particolare del cardinale Tagle e del cardinale Ernst Simoni».
Quest’ultimo è un personaggio importante per l’Albania: il 24 dicembre 1963, dopo la messa di Natale, venne arrestato dal regime comunista, con l'accusa di aver celebrato a suffragio del presidente John Fitzgerald Kennedy, assassinato pochi mesi prima. Incarcerato e torturato, venne condannato a morte, ma la pena fu successivamente commutata in 25 anni di prigionia e lavori forzati. Questo incredibile uomo è a Brescia per consegnare il premio “Cuore amico” la mattina del 14 ottobre dopo la messa in Duomo vecchio. E sarà possibile dialogare con lui e scoprire un altro pezzo di Albania in Italia.
"Voce del Verbo..." è il titolo del sussidio che ci accompagnerà fino alla S.Pasqua
Un invito per far vivere ai ragazzi questa giornata
Sabato 17 Ottobre ore 20.30 - Cattedrale di Brescia
Tante proposte di incontro e animazione per il mese dedicato alla missione.
Una iniziativa concreta per aiutare l'ospedale di Kiremba
Il Nord del Mozambico è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile
25 Giugno ore 20.30 collegamento con Zoom
Mons. Conti racconta la diocesi brasiliana di Macapà, colpita dal Covid-19
Un'occasione per continuare a parlare di missione, anche a distanza
Tre proposte che possono essere utilizzate negli incontri di gruppo di adulti e comunità
Stante la situazione attuale, ci pare prudente e opportuno pensare ad un annullamento di tutte le esperienze di viaggio per la prossima estate.
Don Tarcisio Moreschi, condivide con noi alcuni pensieri sul momento che stiamo vivendo
Don Gianfranco Cadenelli, fidei donum in Albania, ci racconta come si vive la missione in questo tempo difficile.
Parrocchia di S. Nikola, Suç/Baz – Albania, 14 marzo 2020
Caro don Roberto,
siccome anche qui in Albania siamo ormai tutti “confinati” in casa dal decreto del Primoministro, posso rispondere al tuo invito a raccontarvi come la passiamo qui in missione.
Come tu sai, qui non c’è la Messa festiva in tutti i villaggi. In alcuni si va due volte al mese, in altri solo per le feste più grandi (Natale, Pasqua e festa del patrono). Nella mia zona pastorale, solo in 5 villaggi c’è la S.Messa festiva ogni domenica (2 al sabato e 3 alla domenica).
Ma anche in questi villaggi … la frequenza è alternata: non tutti possono venire a “santificare” la festa.
Infatti, su 100 persone che noi consideriamo “praticanti”, di domenica ne abbiamo circa 30 presenti. E la domenica seguente ne mancheranno 10 o 15, ma ce ne saranno altrettanti che non c’erano questa volta … e così via.
Perché c’è gente che abita molto lontano dalla Chiesa e viene saltuariamente, quando può fare la strada, c’è chi va a un matrimonio o a un funerale … oppure deve ricevere ospiti in casa, e siccome la S. Messa in orario è una sola … non può “andare alla sera”. E poi, qui nei villaggi di montagna, la tradizione è che una persona rimanga sempre in casa, sia per custodire le poche cose che hanno e il bestiame di famiglia, sia per accogliere chi viene senza avviso. Perciò gli uomini vengono poco …
Per capirci, diciamo che il “precetto festivo”, così come lo intendiamo noi, qui non esiste. (Ma forse non esiste più neppure a Brescia …).
Qualcuno qui, ad esempio, si sente a posto nell’aver dato a Dio “quel che è di Dio”, andando qualche volta nell’anno al santuario di S. Antonio a Laç!
Allora … che succede, qui, al tempo del coronavirus?
Anche da noi i Vescovi hanno deciso di sospendere Ss. Messe e incontri pastorali almeno fino alla Festa delle Palme. Ma noi non abbiamo problemi a spiegare alla gente che si può santificare la festa anche pregando in casa. Nessuno si meraviglia, nessuno protesta … e non abbiamo polemiche da sanare neppure all’interno della Chiesa! La limitazione si accetta con serenità e come una cosa che si scosta poco dalla normalità.
Qualche vescovo o parroco di città si è attrezzato per trasmettere S. Messe e predicazioni quaresimali attraverso i media. Ma questa opportunità sarà usata da pochi, solo da quelli che sanno sfruttarla. Per molti la domenica passerà con il pensiero rivolto alla chiesa nel momento in cui sentiranno suonare le campane (questo non è vietato! Ah hahahh …). Mi saranno molto utili le nuove campane venute da Brescia!
Allora, in quel momento, si faranno il segno della croce, (che fanno sempre quando sentono una campana!), pregheranno al modo che loro conoscono (io ho suggerito il rosario) e cercheranno di evitare lavori pesanti di domenica. Come cercano di fare sempre, anche se, nelle case di villaggio, il lavoro di ogni giorno non può essere lasciato indietro.
Io ho detto ai miei parrocchiani che il Signore non è “confinato in Chiesa”! Il Signore è con noi, ovunque ci troviamo. E se, attraverso la preghiera, lo “contattiamo” come un ospite “non infetto”, Lui ci aiuta ad affrontare le difficoltà che stiamo vivendo. Ci aiuta ad uscirne più forti, anche spiritualmente.
Tanti mi hanno risposto “mi piace”!
Don Gianfranco Cadenelli
“fidei donum in Albania”
28° giornata di digiuno e preghiera in memoria dei missionari martiri
La situazione in Venezuela è sempre più critica...
Carissimi, ancora una volta ci è donato di vivere questo tempo di Grazia...
Gli auguri di Don Dario Guerra, missionario in Argentina.
Natale è la festa che vorrebbe dirci di prestare più attenzione ai piccoli.
Dalla missione di Mugutu, arrivano gli auguri di Suor Erika
Martedì 17 DICEMBRE 2019, ore 20.30: serata di presentazione presso il Centro Pastorale Paolo VI
Dal 14 Novembre alle ore 20.30 in Viale Venezia 112 a Brescia
Sabato 19 Ottobre alle Ore 20.30 presso la Cattedrale di Brescia.
“Battezzati e inviati” è il titolo di questo mese missionario straordinario, che qui sembra ordinario. È normale che chi viene a visitare i padri dice di andare nella “Missione”, o che quando vado a farmi fare le fatture per gli alimenti per i poveri o il materiale per il lavoro inserisca il nome “Missão São João Baptista de Morrumbene”. Sarà un mese straordinario nell'ordinario.
Sabato 26 Ottobre dalle ore 9.15 presso il Centro pastorale Paolo VI
Adulti della comunità, catechisti, giovani e ragazzi
Corso per Consigli Pastorali, gruppi missionari, catechisti adulti e ragazzi
Corso per Consigli Pastorali, catechisti degli adulti e dei ragazzi, gruppi parrocchiali
Nel giorno in cui si ricorda S.Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, si svolgeranno le veglie di preghiera in alcuni monasteri di clausura della diocesi.
Siamo all'inizio della settimana Santa, un tempo che ci fa vivere insieme a Gesù la difficoltà del cammino di testimonianza del Padre.
Domenica delle Palme arrivata e celebrata anche nel villaggio di Amakpapé.
Stiamo cercando di ripartire dalle origini del messaggio cristiano.
Facciamo quaresima ripensando seriamente al nostro modo di vivere, alle scelte che facciamo, lasciamoci illuminare da Gesù e così risorgeremo a vita nuova. Ne abbiamo bisogno tutti. Lasciamoci riconciliare con la fede in Gesù, come dice san Paolo. Auguri per una buona quaresima e una santa Pasqua.
Venerdì 22 Marzo alle ore 20.30 presso la Parrocchia di S.Maria Assunta di Pisogne, si svolgerà la veglia di preghiera per tutti coloro che hanno perso la vita perché testimoni del Vangelo.
La santità si incontra. La si legge nei volti e ha volti differenti. La si può certo anche raccontare ed anzi si ha piacere di farlo quando la si scopre.
Un altro Natale si avvicina, un altro anno sta terminando, e nella corsa del nostro quotidiano, il Signore ci invita
Che possiate farvi una passeggiata tra il muschio e, insieme ai pastorelli, prendere la via indicata dalla stella...
Da un po’ di tempo, trovare carburante in Burundi è come vincere un terno al lotto. In capitale c’è qualche probabilità in più di riuscirci, ma dove sono io, “cacciato in tanta malora” a Kiremba, bisogna sperare nel classico colpo di fortuna.
Un Natale ricco di serenità e di pace, che nasce da un amore condiviso e dalla fraternità più gratuita verso chi non può contare che su questa per ricominciare a sperare nella vita.
È giunto il momento di lasciare tutto. Lo ha indicato Lui con segni chiari che resteranno nel mio cuore.
Questa serie di incontri, realizzati in collaborazione con gli Istituti Missionari presenti a Brescia, vogliono essere una occasione di formazione e riflessione in chiave missionaria a partire da alcune priorità segnalate dal Vescovo Pierantonio nella sua prima omelia a Brescia.
Da sempre la missione è un luogo che offre ai giovani una forte occasione di fare un incontro con se stessi, con la propria Fede e con i poveri.
Ho un desiderio: renderti partecipe di alcune emozioni, riflessioni, ma soprattutto di condividere quello che anche io sto ricevendo… se fa bene a me può far bene anche a te!
Permesso, scusa, grazie sono parole che fanno bene a chi le riceve e soprattutto a chi le pronuncia, perché non sono solamente segno di buona educazione, ma aprono alla bellezza della relazione e guariscono le piccole ferite quotidiane. Papa Francesco le raccomanda e le affida al lessico famigliare, proprio per questo vorrei rivolgerle alla grande famiglia che sette anni fa mi ha accolto all’Ufficio per le Missioni.
Anche quest'anno si rinnova l'invito a partecipare alle veglie per l'inizio del mese missionario. Saranno momenti di preghiera e di riflessione in cui ricorderemo tutti coloro che operano nel mondo missionario.
Tra pochissimi giorni il Vescovo Pierantonio consegnerà alla nostra chiesa bresciana la sua prima lettera pastorale intitolata “Il bello del vivere. La santità dei volti e i volti della santità”; l’attesa è forte perché si intuisce che dalla lettera pastorale del Vescovo possano essere desunti gli orientamenti fondamentali e le linee programmatiche del suo episcopato: il pastore, successore degli Apostoli, indica e conduce il gregge che gli è affidato.
Nella serata del 4 giugno 2018, presso il Teatro Sociale di Brescia, si potrà assistere ad una rappresentazione teatrale liberamente tratta dalla vita della Beata Irene Stefani (missionaria della Consolata in Kenya nel 1930 e beatificata nel 2015), a cura della compagnia teatrale Controsenso: “Una storia di silenzi, di occhi bassi, di mani rotte e di scarpe consumate. Una storia di amore, di pazienza, di fatica. Di strade lunghe e polverose, di mondi lontani. Una storia di coraggio, di fede, di carità."
Mi capita spesso di ascoltare alcune critiche circa la presunta astrattezza e idealità della proposta di fede...
Nel cuore del tempo quaresimale lo sguardo si volge alla passione, morte e resurrezione di Gesù. Papa Francesco, rivolgendosi ai credenti, sottolinea un atteggiamento di grande vigilanza interiore per evitare il grande rischio di “avere uno stile di Quaresima senza Pasqua” cedendo ad una tristezza individualista.
Don Taricisio Moreschi ci scrive :" Crediamo al vangelo e convertiamoci davvero. Buon Natale. Facciamo in modo che sia buono, specie per i deboli e i poveri".
Non so se torneremo ad essere una Chiesa povera, ma talvolta forse rischiamo di essere una povera Chiesa: questa affermazione sembra un gioco di parole, ma non vuole esserlo, almeno nelle intenzioni.
"Mission is possible" è il titolo della prima edizione del Festival della Missione, in programma a Brescia dal 13 al 15 ottobre 2017. Promosso dalla Cenferenza degli istituti missionari italiani (Cimi), da Fondazione Missio (organismo della conferenza episcopale italiana) e dalla diocesi di Brescia, il Fstival della Missione avrà come scenario le piazze e gli spazi del centro città.
La missione richiede vivacità, attenzione, capacità di stare ed essere a contatto con situazioni multiformi e imprevedibili.
Il popolo di Dio si arricchisce di giorno in giorno di presenze, volti, vissuti e si amplia raggiungendo culture e linguaggi diversi e variegati...
Anche quest'anno l'Ufficio per le Missioni ripropone l'esperienza del LabMissio: una giornata per vivere insieme la missionarità.
Tutti i dettagli sulla quaresima missionaria con il sussidio ed i progetti da sostenere, la giornata di preghiera per i martriri cristiani, le testimonianze dei nostri fidei donum dal Canada e dal Messico. Inoltre un' intervista ai profughi siriani arrivati a Brescia, l'Evangelii Gaudium portata nelle nostre parrocchie oltre alla rubrica di formazione e spiritualità
Il tema del percorso quaresimale, riprende le fasi della lavorazione del pane: il richiamo eucaristico è evidente ed il sussidio, pensato per le famiglie ma utilizzabile anche per brevi momenti di preghiera comunitari, ci accompagnerà passo passo in un itinerario di riflessione sostenuto dalle testimonianze di vita missionaria.
Raccolta delle schede di formazione: strumenti che offrono spunti di riflessione, approfondimento, e proposte di preghiera personale o comunitaria.
Ampia sintesi del convegno dei Fidei donum svoltosi a Brescia, testimonianze dei ragazzi di "Nuovi stili di Viaggio" e tante altre voci che colorano il mondo della missione a Brescia e nel mondo.
Dal Canada al Mozambico, dal Brasile all'Albania. Le vite e le storie dei presbiteri Fidei Donum bresciani che operano lontano dalla Diocesi.
Il territiorio bresciano è denso di proposte a carattere missionario. Qui sono state inserite quelle che coinvolgono le tante realtà che ruotano intorno al centro missionario diocesano.
È possibile ritirare il materiale per l'animazione missionaria, per chi ne facesse richiesta, presso l'Ufficio per le Missioni, in Via Trieste 13/B a Brescia.
La Mostra è organizzata da Cesar-Fondazione Mons.Cesare Mazzolari Onlus e si terrà presso il Centro Internazionale di Studi e Documentazione Istituto PAOLO VI. Via G. Marconi, 15 Concesio (BS).
Mons. Cesare Mazzolari (Brescia, 1937 - Rumbek, 2011) per oltre 20 anni visse coraggiosamente in Sud Sudan in mezzo alla sua gente e sopportò le conseguenze della guerra e della povertà. A tutti chiedeva l'impegno a «non dimenticare perché la gente del Sud Sudan ha bisogno di una pace giusta nel rispetto dei diritti umani». Era un vescovo che drammaticamente parlava di guerra: «Il Sudan è lo stato dell'Africa più povero tra i poveri: 40 anni di guerre tribali il cui unico fine è la conquista del potere e l'acquisizione di risorse quali petrolio, acqua e oro, presenti in grandi quantità». Gli interessi globali, come specifica monsignor Mazzolari, avevano prevalso sul bene della gente: «Non esiste più rispetto dei diritti umani e la parola “libertà” è un termine sconosciuto, è stata spazzata via». Lavorare quotidianamente nella diocesi non significava solo sfamare e aiutare il popolo sudanese ad uscire da una condizione di povertà totale, ma creare i presupposti per mantenere la pace, siglata il 9 gennaio 2005. È scomparso nel 2011 all'età di 74 anni, colto da malore mentre celebrava la Messa.
In occasione della festa liturgica di San Daniele Comboni, i missionari comboniani invitano tutti i sacerdoti della Diocesi, per una mattinata di condivisione.
Se sapremo essere docili e attenti a ciò che il Signore chiede e suscita nella comunità cristiana allora il progetto fiorirà e porterà frutti copiosi e abbondanti: magari non quelli che desideriamo e vogliamo noi, ma quelli che Dio desidera e dispone.
Spesso lo ripetiamo: abbiamo bisogno di conversione; questo termine lo associamo a noi stessi e lo chiamiamo “conversione personale”, lo attribuiamo alla società, al mondo e lo esprimiamo con riferimento ai costumi, agli usi, al sentire comune; auspichiamo anche la “conversione della pastorale” come passaggio necessario e autentico per essere costantemente fedeli a Dio e fedeli all’uomo.
La Diocesi di Brescia raccoglie l'appello: Ufficio per le Missioni, Caritas diocesana, Cuore Amico fraternità Onlus, Medicus Mundi Italia Onlus e Associazione Centro Migranti Onlus hanno deciso di coordinarsi per un’azione di aiuto comune e sinergica,
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