La Chiesa, sin dall’età apostolica, ha tenuto in grande venerazione l’Ordine Sacro del diaconato. Una consolidata tradizione, attestata già da testi antichi e confluita nella liturgia di ordinazione, ha visto l’inizio del diaconato nell'episodio dell’istituzione dei “sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza” (At 6,1-6).
In questa pagina degli Atti e nella tradizione liturgica si può leggere in maniera limpida e profonda la logica propria del ministero diaconale: collaborare con il ministero apostolico dei Vescovi. Con amore e devozione la Chiesa ha conservato la memoria di diaconi santi, in particolare: santo Stefano, diacono e primo martire della Chiesa apostolica; san Lorenzo, diacono e martire della Chiesa di Roma (sec. III); san Vincenzo, diacono e martire della Chiesa di Saragozza (sec. III-IV); sant'Efrem siro, dottore della Chiesa (sec. IV).
καὶ ὑμεῖς ὀφείλετε ἀλλήλων νίπτειν τοὺς πόδας· (Gv 13,14b)
Il diaconato è ministero e vocazione. Non è un attestato di merito, non è la ratifica ufficiale di responsabilità pastorali già assunte, non è neppure il conferimento solenne di un mandato. È molto di più: è un ministero fondato sulla grazia sacramentale dell’Ordinazione. Si diviene dunque diaconi solo se si è chiamati ad esserlo.
L’ordinazione sacramentale configura i diaconi a Gesù Cristo, secondo una modalità specifica. Essi sono costituiti nella Chiesa come segno vivo di Gesù “che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per tutti” (Mt 20,28), di Gesù che “sta in mezzo a noi come colui che serve” (Lc 22,27), di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli e che invita a fare altrettanto, reciprocamente (Gv 13,1ss).
Infatti il diacono riceve l’imposizione delle mani “non per il sacerdozio, ma per il servizio”8 al popolo di Dio nella “diaconia della liturgia, della Parola e della carità”. Nel suo grado personifica Cristo servo del Padre e dell’umanità, partecipando alla triplice funzione del sacramento dell’ordine: “è maestro in quanto proclama e illustra la parola di Dio; è santificatore, in quanto amministra il sacramento del battesimo, dell’Eucaristia e i sacramentali; è guida, in quanto è animatore di comunità o di settori della vita ecclesiale. In tal senso, il diacono contribuisce a fare crescere la Chiesa come realtà di comunione, di servizio, di missione”.
I diaconi sono consacrati e mandati al servizio della comunione ecclesiale, sotto la guida del Vescovo con il suo presbiterio.
Trovano la loro identità fondamentale e la norma permanente della vita e dell’opera nella fedeltà al Vangelo e, illuminati dallo Spirito, vivono e realizzano la loro missione in modalità che variano secondo il concreto contesto storico entro cui la medesima missione si svolge.
Il senso del diaconato e l’esercizio del medesimo devono essere visti in relazione ad una Chiesa che cresce nella consapevolezza di essere missionaria, impegnata in cammini pastorali che, lungi dal ridursi ad un’opera di semplice conservazione, si aprono coraggiosamente all'evangelizzazione e alle sempre nuove sollecitazioni dello Spirito.
Sebbene sacramentalmente e giuridicamente appartenga al clero, il diacono ha caratteristiche laicali per il suo inserimento nella Chiesa e nel mondo attraverso il lavoro e spesso il matrimonio. Per questo vive quello che potremmo chiamare un ministero della soglia, ponte fra Chiesa e mondo; ma non nel senso che il diacono debba essere un passaggio necessario perché i laici accedano alla Chiesa, bensì come colui che è ponte perché facilita il passaggio, l’ingresso nella Chiesa, nella disponibilità anche a farsi poi servo inutile. A sua volta facilita anche l’ingresso della Chiesa nelle diverse situazioni del mondo in cui vescovi e presbiteri possono essere più in difficoltà ad accedervi.
(Tratto da: Diocesi di Brescia, Progetto formativo per il diaconato e Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi, Brescia 2007, pag. 7 e ss.)
La Chiesa, sin dall'età apostolica, ha tenuto in grande venerazione l’ordine sacro del diaconato. Una consolidata tradizione, attestata già da testi antichi e confluita nella liturgia di ordinazione, ha visto l’inizio del diaconato nell'episodio dell’istituzione dei “sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza” (At 6,1-6). In questa pagina degli Atti e nella tradizione liturgica si può leggere in maniera limpida e profonda la logica propria del ministero diaconale: collaborare con il ministero apostolico dei vescovi. Con amore e devozione la Chiesa ha conservato la memoria di diaconi santi, in particolare: santo Stefano, diacono e primo martire della Chiesa apostolica, san Lorenzo, diacono e martire della Chiesa di Roma (sec. III), san Vincenzo, diacono e martire della Chiesa di Saragozza (sec. III-IV), sant'Efrem siro, dottore della Chiesa (sec. IV). A partire dal V secolo, vicende storiche complesse portarono ad un lento declino del diaconato, che alla fine rimase solo come tappa intermedia per i candidati all'ordinazione sacerdotale.
Il Concilio di Trento (1545-1563) decretò che il diaconato venisse nuovamente ripristinato, in modo che “le funzioni dei sacri ordini” non apparissero inutili e fossero “esercitate solo da coloro che sono costituiti nei rispettivi ordini”. Questa delibera rimase lettera morta.
Si deve attendere il Concilio Vaticano II (1962-1965) per vedere il ritorno del diaconato, che “potrà in futuro essere restaurato come un grado proprio e permanente della gerarchia”. Così si esprime il Concilio: “in un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani non per il sacerdozio, ma per il servizio”. Con questa antica formula che distingue i diaconi dai presbiteri, si invita a comprendere la specificità del loro ministero. Lo stesso Concilio ne indica una serie di funzioni proprie e si esprime a favore del conferimento del diaconato “a uomini di più matura età anche viventi nel matrimonio”. Inoltre, benché essi non siano chiamati alla presidenza dell’Eucaristia, sono segnati dal carattere, sostenuti dalla grazia del sacramento ricevuto e chiamati «al servizio del popolo di Dio, in comunione col Vescovo e il suo presbiterio », nella “diaconia della liturgia, della Parola e della carità”. Con il documento La restaurazione del diaconato permanente la Conferenza Episcopale Italiana si pronuncia ufficialmente per il suo ripristino l’8 dicembre 1971. Quindi nel documento pastorale Evangelizzazione e ministeri, dell’agosto 1977, essa dichiara: “Col ripristino del diaconato permanente, la Chiesa ha la consapevolezza di accogliere un dono dello Spirito e di immettere così nel vivo tessuto del corpo ecclesiale energie cariche di una grazia peculiare e sacramentale, capaci perciò di maggiore fecondità pastorale”.
(Diocesi di Brescia, PROGETTO FORMATIVO PER IL DIACONATO e DIRETTORIO PER IL MINISTERO E LA VITA DEI DIACONI, Brescia 2007, pag.5 e ss.)
2. Ministero del diacono
Quale animatore della ministerialità della Chiesa, il diacono non è la copia ridotta o il sostituto parziale del presbitero, ma il suscitatore e coordinatore di figure ministeriali rispondenti alle diverse situazioni della comunità ecclesiale e del mondo. La comune partecipazione al sacramento dell’Ordine instaura una speciale relazione tra diaconi e presbiteri, che valorizza e integra i due specifici e originali ministeri. L’autonomia dei ruoli deve tendere alla più stretta cooperazione nel comune servizio al popolo di Dio e nell'unico riferimento al Vescovo. Il Concilio Vaticano II ha sintetizzato il ministero del diacono con la triade “diaconía della liturgia, della Parola e della carità”.
2.1. Diaconato e liturgia
È essenziale che il diacono conosca il suo ufficio nella liturgia ed abbia la conoscenza delle rubriche, con la flessibilità per poterle correttamente applicare nei diversi contesti assembleari. Il diacono è responsabile di un buon servizio di fronte alla Chiesa di Cristo, presente nell'assemblea del culto, facendo tutto e solo quel che gli spetta. All'ambone proclamerà al popolo il Vangelo e come portavoce delle preghiere e delle necessità dei fedeli, pronuncerà le formule proprie del suo ufficio, abitualmente le preghiere dei fedeli dopo il Credo, se particolari occasioni non suggeriscono che altri subentrino al suo posto. Il ministero liturgico del diacono, fonte inesauribile di spiritualità per la propria esistenza, si esprime in molteplici funzioni. Nella celebrazione dell’Eucaristia il diacono assiste il Vescovo e i presbiteri che la presiedono. In quanto ministro ordinario della Comunione distribuisce l’Eucaristia ai fedeli durante la celebrazione e la porta agli infermi, anche nella forma di viatico. Egli è pure ministro ordinario dell’esposizione eucaristica per l’adorazione e della conseguente benedizione. Il diacono è ministro ordinario del battesimo, ma per battezzare deve avere il consenso del parroco. Con la delega del parroco o dell’Ordinario del luogo, può presiedere la celebrazione del matrimonio e impartire la benedizione nuziale in nome della Chiesa. Gli compete infine presiedere le esequie celebrate senza la Messa e impartire le benedizioni espressamente consentite dai libri liturgici. Il diacono è tenuto all'obbligo della celebrazione quotidiana delle Lodi mattutine, dei Vespri e della Compieta, gli è raccomandata quella delle Letture e di un’Ora media. Così pure, se non si frappongono serie difficoltà, partecipi quotidianamente alla celebrazione dell’Eucaristia.
2.2. Diaconato e catechesi
Nell'ambito della triplice diaconia è sostanziale per il diacono il compito di “proclamare il Vangelo e predicare la Parola di Dio” in particolare nella catechesi e, in modo specifico, nell'omelia all'interno delle celebrazioni liturgiche. Nel rito di Ordinazione, una volta rivestito con la stola e la dalmatica, riceve dalle mani del Vescovo il santo Vangelo con queste parole: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l'annunziatore; credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”. La sua vicinanza al mondo laicale impegna particolarmente il diacono all'annuncio e alla testimonianza nelle realtà della famiglia, del lavoro, della vita sociale. Il servizio della Parola, alla quale il diacono stesso è chiamato ad alimentarsi quotidianamente, richiede in modo esigente la piena adesione all'insegnamento della Chiesa e un costante impegno di studio e di approfondimento specialmente in ambito biblico. In particolare il diacono è un ministro qualificato per la preparazione dei candidati ai sacramenti, dei genitori e dei padrini per il battesimo e la cresima, come anche per la pastorale familiare e la formazione dei fi danzati e delle giovani coppie. In questi compiti il diacono coniugato può opportunamente coinvolgere la moglie. Può inoltre presiedere la celebrazione della Parola di Dio, anche quando è sostitutiva della Messa festiva in caso di necessità.
2.3. Diaconato e carità
“Praticare l’amore verso le vedove e gli orfani, verso i carcerati, i malati e i bisognosi di ogni genere appartiene all'essenza della Chiesa tanto quanto il servizio dei Sacramenti e l'annuncio del Vangelo. La Chiesa non può trascurare il servizio della carità così come non può tralasciare i Sacramenti e la Parola”. “Dio è amore” (1Gv 4,16) e l’amore si trova al centro della vita cristiana: ubi caritas est vera, Deus ibi est: “dove c’è vera carità, lì c’è Dio”. Come ministro della carità, ovvero ministro di Dio, il diacono è tenuto a mantenere costantemente viva nella Chiesa questa dimensione essenziale dell’esperienza cristiana e sua sintesi, rendendo visibile il legame che sussiste tra la mensa del Corpo di Cristo e la mensa dei poveri, dei deboli, degli emarginati, degli anziani, dei malati. La carità non si esaurisce nell'azione. In At 6,1-6 il primo ministero ad essere considerato per i sette diaconi è la carità, ma diventa presto Vangelo annunciato nel discorso di Stefano, vita da lui donata fino al martirio ed infine missione in Filippo. Infatti il gruppo dei Sette “non doveva svolgere un servizio semplicemente pratico di distribuzione: dovevano essere anzitutto uomini pieni di Spirito e di saggezza (cfr. At 6, 1-6). Ciò significa che il servizio sociale che dovevano effettuare era assolutamente concreto, ma al contempo era senz'altro anche un servizio spirituale; il loro perciò era un vero ufficio spirituale, che realizzava un compito essenziale della Chiesa, quello dell’amore ben ordinato del prossimo”. La carità che si traduce in servizio è parte integrante dell’identità dei diaconi; nella preghiera di Ordinazione il Vescovo chiede per loro a Dio Padre: “siano sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio”. Con l’esempio e la parola si devono adoperare perché tutti i fedeli si pongano in costante servizio di Dio, della Chiesa e dei fratelli. Il diacono serve la carità con il proprio essere, prima ancora che con il fare, con un servizio che inizia nella famiglia e nella professione, permea poi la realtà sociale, evangelizzando anche attraverso gli atteggiamenti e lo stile di vita. Il diacono, quindi, può vivere la carità nell'area dell’educazione cristiana, animare oratori e gruppi ecclesiali, promuovere la vita in ogni sua fase e condizione, amministrare i beni e le opere di carità della Chiesa (compito che pure fa parte dello specifico del ministero diaconale). In queste esemplificazioni, giova ricordare anche il servizio ai carcerati, agli anziani soli o residenti nelle case di riposo, ai migranti, ai disabili, ai sacerdoti anziani o soli. È chiamato a leggere la realtà del territorio, suscitando
poi risposte dalla realtà ecclesiale o anche stimolando la Chiesa a percorrere strade nuove, secondo una fantasia della carità, nella docilità alle proposte dello Spirito Santo; nella Chiesa infatti “pulsa la dinamica dell’amore suscitato dallo Spirito di Cristo”. Infine, per non esaurirsi nella semplice esecuzione personale, il ministero del diacono sarà rivolto di preferenza a compiti di animazione e di coordinamento all'interno delle molteplici attività caritative e di promozione umana della Diocesi.
2.4. Mandato del Vescovo
Il Vescovo, a cui il diacono nel rito di Ordinazione ha promesso “filiale rispetto e obbedienza”, gli conferisce mediante decreto uno specifico ufficio, tenendo conto delle necessità della Diocesi e anche della condizione familiare e professionale del diacono stesso. Venga così definito l’ambito territoriale o le persone alle quali deve essere indirizzato il suo servizio apostolico, come pure se l'ufficio debba essere a tempo pieno o parziale. L’incarico affidato può concretizzarsi anche nella collaborazione per la cura pastorale di una parrocchia, come può impegnare il diacono anche nelle comunità parrocchiali prive di un presbitero residente. Al diacono possono essere affidati impegni pastorali nelle strutture diocesane, come negli uffici di curia, negli organismi, nelle commissioni o consulte diocesane, nelle zone o nelle unità pastorali, o per l’animazione pastorale di fasce di età, di ambienti, di settori.
(DIOCESI DI BRESCIA, Progetto formativo per il diaconato e Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi, Brescia 2007, pag.28-32)
Nelle prossime settimane alcuni dei candidati al diaconato permanente vivranno momenti importanti. Ci pare opportuno condividere gli appuntamenti, perchè si possa seguire con la preghiera questi importanti tappe del cammino di ciascun candidato.
Come diacono, quando alla fine della messa raccolgo le briciole per pulire la patena e il calice, penso a tutte quelle siro-fenicie, a tutte quelle donne che faticano a trovare il loro posto nelle comunità cristiane.
Come Comunità del Diaconato in Italia, Caritas Italiana, Diocesi di Vicenza e Pia Società San Gaetano ci siamo riuniti a Vicenza per celebrare il XXVII Convegno Nazionale della Comunità del Diaconato.
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