Beata Paola Gambara Costa

23 gennaio, memoria facoltativa

Nacque a Verolanuova nel 1463 dalla nobile famiglia Gambara. All’età di appena dodici anni, andò sposa al conte Lodovico Antonio Costa e si trasferì nel castello di Bene Vagienna (CN). Qui dovette subire un lungo e doloroso martirio da parte del marito, che la sottopose a prove umilianti. Ella però tutto sopportò con pazienza e fortezza, sostenuta dai suoi direttori spirituali. Ottenuta, con la sua virtù, la conversione del marito, poté liberamente dedicare il resto dei suoi giorni alla preghiera e alla beneficenza, portando anche esternamente l’abito del Terz’Ordine francescano. Morì nel castello di Bene Vagienna il 24 gennaio 1515 e fu subito venerata. Gregorio XVI il 14 agosto 1845 ne approvò solennemente il culto.

Dal Comune dei santi e delle sante: per le sante, con salmodia del giorno dal salterio.

Ufficio delle letture

Seconda lettura

Dalla Lettera enciclica Humanae vitae di san Paolo VI, papa (AAS 60 [1968], 485-487)

L’amore coniugale

L’amore coniugale rivela massimamente la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema, Dio, che è «Amore» (cf. 1Gv 4,8), che è il Padre «da cui ogni paternità, in cielo e in terra, trae il suo nome» (Ef 3,15).
Il matrimonio non è quindi effetto del caso o prodotto della evoluzione di inconsce forze naturali: è stato sapientemente e provvidenzialmente istituito da Dio creatore per realizzare nell’umanità il suo disegno di amore. Per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione delle loro persone, con la quale si perfezionano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e all’educazione di nuove vite.
Per i battezzati, poi, il matrimonio riveste la dignità di segno sacramentale della grazia, in quanto rappresenta l’unione di Cristo e della Chiesa.
In questa luce appaiono chiaramente le note e le esigenze caratteristiche dell’amore coniugale, di cui è di somma importanza avere un’idea esatta.
È prima di tutto amore pienamente «umano», vale a dire sensibile e spirituale. Non è quindi semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera, destinato non solo a mantenersi, ma anche ad accrescersi mediante le gioie e i dolori della vita quotidiana; così che gli sposi diventino un cuor solo e un’anima sola, e raggiungano insieme la loro perfezione umana.
È poi amore «totale», vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve o calcoli egoistici. Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto per quanto riceve da lui, ma per se stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé.
È ancora amore «fedele» ed «esclusivo» fino alla morte. Così infatti lo concepiscono lo sposo e la sposa nel giorno in cui assumono liberamente e in piena consapevolezza l’impegno del vincolo matrimoniale. Fedeltà che può talvolta essere difficile, ma che sia sempre possibile, e sempre nobile e meritoria, nessuno lo può negare. L’esempio di tanti sposi attraverso i secoli dimostra non solo che essa è consentanea alla natura del matrimonio, ma altresì che da essa, come da una sorgente, scaturisce una intima e duratura felicità.
È infine amore «fecondo», che non si esaurisce tutto nella comunione dei coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite.

Responsorio – Sir 26, 13. 15-16

℟. La grazia di una donna allieta il marito, il suo senno gli rinvigorisce le ossa. * Grazia su grazia è una donna pudica.
℣. Il sole risplende nel più alto dei cieli, la bellezza di una brava moglie nell’ornamento della casa.
℟. Grazia su grazia è una donna pudica.

Orazione

O Dio, che hai guidato la beata Paola [Gambara] sulla via della santità per mezzo dell’imitazione di Cristo crocifisso, donaci, per la sua intercessione e con il suo esempio, di vivere serenamente le tribolazioni di ogni giorno e, nell’ora della nostra morte, di essere consolati dalla speranza, che viene dalla croce. Per il nostro Signore.