Nacque a Brescia il 26 novembre 1841 da povera famiglia. Ordinato presbitero nel 1865, fu curato a Carzago Riviera, a Bedizzole, a Brescia nella parrocchia di S. Alessandro e parroco a Pavone Mella. Si dedicò ai giovani più bisognosi negli oratori. Nel 1886 diede inizio all’Istituto Artigianelli per i giovani operai, specialmente poveri e orfani. Dieci anni dopo diede origine alla Colonia Agricola di Remedello Sopra, in collaborazione con p. Giovanni Bonsignori, per venire in aiuto ai giovani dei campi.
Promosse la cultura cristiana e la vita religiosa, dando vita a due Congregazioni: quella maschile della Sacra Famiglia di Nazareth e, insieme a madre Elisa Baldo, quella femminile delle Umili Serve del Signore. Si distinse per una intensa vita di preghiera e per una straordinaria dedizione ai giovani del mondo del lavoro, manifestando nella sua azione sociale la forza umanizzante dell’amore di Dio.
Morì a Remedello il 25 aprile 1913. Fu proclamato beato il 12 ottobre 1997 e canonizzato il 21 ottobre 2012. Il suo corpo è venerato nella chiesa dell’Istituto Artigianelli a Brescia.
Dal Comune dei pastori: per un pastore, con salmodia del giorno dal salterio.
Ufficio delle letture
Seconda lettura
Dal «Testamento» di san Giovanni Battista Piamarta, presbitero (Archivio Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth, Brescia 1S-11/2).
Confidare in tutto e per tutto in Dio
Il resto delle mie sostanze, per una gran parte, era libero di disporlo in beneficenze, come meglio mi sarebbe tornato, senza riguardo all’Istituto; ma mi sarei recato a coscienza l’usare di questa libertà spiegatamente concessami, a detrimento dell’Istituto a cui volli venisse tutto consegnato. Ma mi sarebbe tormento intollerabile anche dopo morte se vedessi che queste provvidenziali sostanze ch’io dispongo ad incremento perfetto di questa santa opera, venissero leggermente e malamente amministrate. Per questo supplico i miei eredi ad usare tutto l’impegno perché l’amministrazione venga accuratissimamente proseguita e sempre, onde si possa fare il bene ai poveri ragazzi specie di vedove madri, nella maggior possibile estensione. Potendo io spendere a mio piacimento, mi sono ben guardato dall’abusare anche un sol quattrino che non fosse ad incremento dell’opera che si ha tra le mani; con tale avvedimento e cura si potrà contare sicuramente sull’indeficiente soccorso e concorso della Divina Provvidenza, che mi si è sempre mostrata sì profondamente munifica in tutti i bisogni dell’Istituto.
Raccomando di non far troppo assegnamento sull’industria umana; guai se fino adesso si fosse collocata la fiducia nei calcoli umani: l’Istituto sarebbe ormai morto. Ora le Istituzioni, come gli individui, crescono e si mantengono con quei principii onde furono nati. Essendo quindi la nostra Istituzione sorta mediante una specialissima, per non dire totale opera della Provvidenza Divina, essa va rigorosamente mantenuta e conservata sempre col pieno intervento suo. Si tenga sempre presente la massima di sant’Ignazio: «noi dobbiamo governarci in ogni cosa e contingenza, con accorto e prudente discernimento come se tutto dipendesse dalla esclusiva nostra industria ed accorgimento, e poi dopo dobbiamo in tutto e per tutto confidare in Dio, come se nulla noi avessimo fatto». La gratitudine deve essere la massima virtù dell’Istituto.
Nella speranza vivissima di vedere in seno a Gesù benedetto in cielo la continua progressiva prosperità dell’Istituto, mi separo da tutti colla persona, mantenendomi però sempre unitissimo col cuore, consolatissimo di vedere l’opera lasciata nelle mani di confratelli tutti così forniti di eccellente spirito sacerdotale, di distinta bravura e tutti interamente consacrati ad ottenere il massimo incremento all’opera. Ringrazio tutti, col cuore sulla penna, del compatimento, onde mi furono sconfinatamente larghi, ai miei innumerevoli difetti più o meno gravi, commessi continuamente contro di loro. Il Signore li ricambi dal pari suo di una tanta e sì squisita carità.
Responsorio – Gb 31,16-18
℞. Mai ho rifiutato ai poveri quanto desideravano, né ho lasciato languire gli occhi della vedova, * mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse anche l’orfano, alleluia.
℣. Poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin dall’infanzia e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato. * Mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse l’orfano, alleluia.
Lodi mattutine
Ant. al Ben. Non siete voi a parlare,
ma parla in voi lo Spirito del Padre.
Orazione
O Dio, che hai concesso al santo presbitero Giovanni Battista [Piamarta] la luce della sapienza per educare i giovani a vivere cristianamente nel lavoro, nella famiglia e nella società, per sua intercessione, concedi a noi di operare ponendo sempre la nostra fiducia nel tuo paterno amore. Per il nostro Signore.
Vespri
Ant. al Magn. Ti rendo grazie, o Cristo, buon pastore,
che mi hai guidato alla gloria:
il gregge che mi hai dato, sia con me nel tuo regno.

