Le due sante sono nate a Lovere e hanno fondato l’Istituto di Maria Bambina. Bartolomea (1807-1833) fu l’anima della nuova istituzione; Vincenza (1784-1847) colei che con tenacia la seppe continuare fino alla definitiva approvazione pontifìcia del 1840, con la bolla Multa inter pia. Accanto a queste due sante, animatore, guida spirituale, saggio propulsore fu il presbitero Angelo Bosio. La Congregazione, a partire dalla diocesi di Brescia, ebbe mirabile diffusione in tutta la Chiesa e acquistò subito larga benemerenza pure nel settore delle missioni. Beatificate la Capitanio il 30 maggio 1929 e la Gerosa il 7 maggio 1933, furono insieme canonizzate il 18 maggio 1950. I loro corpi sono venerati nell’omonimo Santuario a Lovere.
Dal Comune delle vergini, con salmodia del giorno dal salterio.
Ufficio delle letture
SECONDA LETTURA
Dall’«Omelia nella canonizzazione delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa», di Pio XII, papa (18 maggio 1950, AAS 32 [1950], pp. 418-421)
Nulla di più bello del candido splendore della verginità
In questa terra d’esilio non vi è assolutamente nulla di più bello, di più amabile del candido splendore della verginità, che traluce dal volto, dagli occhi, dall’animo; tutti coloro che lo contemplano si sentono da esso trascinati e spinti alle cose celesti. Se poi a questo splendore di intemerata purezza s’unisce la fiamma della divina carità, allora s’apre davanti agli uomini uno spettacolo che fortemente commuove le loro anime, conquide le loro volontà e li sprona a compiere quelle nobili imprese, quali solo la virtù cristiana può condurre a effetto. Bartolomea Maria Capitanio ebbe da natura un’indole perspicace, vivace e ardente; ma essa, fin dai più teneri anni, con la grazia di Dio che sempre implorava con fervida orazione, seppe domarla, temperarla, piegarla così da indirizzarla unicamente al cielo, all’acquisto della cristiana perfezione e all’adempimento del divino volere in ogni cosa. E così ornata di virtù, specialmente della verginale purezza, d’amore ardente per la pietà, e d’intensa carità verso Dio e verso il prossimo, comprese d’essere chiamata da divina vocazione, non solo a procurare, con la grazia di Dio, la propria salvezza, ma, per quanto le era possibile, anche a curare col consiglio e colle opere quella degli altri. Con questo intento incominciò a pensare alla fondazione di un istituto di sacre vergini, la cui missione fosse la buona educazione delle fanciulle, la cura delle miserie spirituali e corporali degli infermi negli ospedali, il prestare rifugio ai vecchi bisognosi, ospitalità ai derelitti, lenire e alleviare tutti i miseri e gli afflitti. Ma come sarebbe stato possibile a questa semplice fanciulla, priva di quasi tutte le umane risorse, attuare felicemente un disegno così grande e così difficile? Riconosceva essa di essere incapace; tuttavia poteva fare suo il detto dell’Apostolo delle genti: «Tutto posso in colui che è la mia forza» (Fil 4, 13) e di fatto essa non faceva assegnamento sulle proprie energie, sulla sua volontà, ma confidava unicamente in Dio e nel suo aiuto celeste. D’altra parte, che cosa c’è che la fede incrollabile, la cristiana virtù non possa tentare coll’aiuto di Dio? Nulla, come tutta la storia della religione cattolica c’insegna, come ci dimostra la meravigliosa vita dei santi e delle sante. Pertanto Bartolomea Capitanio, dietro il consiglio del direttore di coscienza e l’ispirazione della divina grazia, con poche fanciulle e con buoni auspici, gettò le basi del suo Istituto. Ma era stabilito nei divini decreti che, ancora nel fiore dell’età, quasi candido giglio, venisse recisa dal suo Sposo divino e chiamata a ricevere il premio della eterna felicità.
In questo triste momento sembrò che l’Istituto da lei fondato e che ancora come tenero arboscello non aveva messo radici, fosse destinato a scomparire; ma esso non era opera d’uomini, ma del volere di Dio e perciò non poteva perire. Ci fu un’altra vergine, non meno ricca di doti di spirito, soprattutto di candida innocenza, di cristiana semplicità, di fede incrollabile, di fortezza invincibile, d’ardente carità. Caterina Vincenza Gerosa, dopo che con grande dolore e calde lacrime pianse la indimenticabile compagna di fatica, strappata ai vivi, si gettò davanti al tabernacolo eucaristico per aprirvi allo Sposo celeste, che ardentemente amava, il suo animo incerto, trepidante, ansioso e con umili preghiere ne impetrò lume, consiglio, sollievo, forza. Ben sapeva che da sola non avrebbe saputo far nulla, ma sapeva anche che tutto avrebbe potuto appoggiata alla forza di Colui che «elesse i deboli di questo mondo per confondere i forti» (1Cor 1, 17). E allora colla mente illuminata da Dio, colla volontà rinvigorita dalla forza soprannaturale, dopo che conobbe dal direttore spirituale essere lei destinata alla grande opera iniziata, la prese su di sé con gagliardia per condurla a termine e dirigerla. Così coll’aiuto di Dio, quella pianticella, che aveva ricevuto per irrigarla e sostenerla, sotto la guida di lei, crebbe alta e frondosa e diede copiosi frutti. Riguardi ella dal cielo, insieme colla sua prima compagna di lavoro, che per umiltà soleva chiamarla la madre; tutte e due, redimite di novello splendore, riguardino benigne il religioso Istituto da esse fondato; chiedano a Dio col loro validissimo patrocinio, che tutte le loro figlie, alle quali lasciarono quasi sacra eredità un identico compito di evangelica perfezione, sappiano imitarne gli splendidi esempi col cuore e colla volontà e si sforzino in ogni maniera affinché quanti sono affidati alle loro cure seguano con generosità e con ardore le loro santissime orme.
Responsorio
℞. Entrano con gioia le vergini alla festa di nozze. * Hanno ricevuto dal Signore una splendida corona, alleluia.
℣. Non sarà loro tolto l’onore della verginità, non saranno più separate dall’amore del Figlio di Dio. * Hanno ricevuto dal Signore una splendida corona, alleluia.
Lodi mattutine
Ant. al Ben. Religione pura e senza macchia davanti a Dio è questa:
soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni
e conservarsi puri da questo mondo, alleluia.
Orazione
Padre misericordioso, che nelle sante vergini Bartolomea [Capitanio] e Vincenza [Gerosa] ci doni un luminoso esempio di amore al vangelo e ai fratelli, concedi anche a noi di cercare te sopra ogni cosa e di dedicarci con generosità al servizio del tuo popolo. Per il nostro Signore.
Vespri
Ant. al Magn. La donna che teme Dio merita lode,
le sue stesse opere ne proclamano la santità nella Chiesa di Dio, alleluia.

