Nacque a Corteno Golgi il 16 febbraio 1883. L’ideale missionario la conquistò fin dall’adolescenza e la sostenne nella maturazione della vocazione religiosa. Emessa la professione nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1908, dopo alcuni anni in Italia, nel 1922 partì per l’Ecuador, da dove – per libera rinuncia – non fece più ritorno in patria. Nella selva, curando le malattie, evangelizzava ed era la «madrecita buena» («mammina buona») per tutti: il popolo Shuar e i coloni. Annunciò e testimoniò a tutti l’amore del Padre e la protezione di Maria Ausiliatrice. Morì a Sucúa il 25 agosto 1969 nella tragica caduta del piccolo aereo sul quale viaggiava. È stata beatificata a Mendez (Ecuador) il 24 novembre 2012. Il suo corpo è venerato a Macas (Ecuador).
Dal Comune delle vergini, con salmodia del giorno dal salterio.
Ufficio delle letture
SECONDA LETTURA
Dalla Lettera enciclica Redemptoris Missio di san Giovanni Paolo II, papa (AAS 83 [1991], pp. 289. 317-318. 335)
Vivere il mistero di Cristo come testimonianza di maternità spirituale
Il missionario, che, pur con tutti i limiti e difetti umani, vive con semplicità secondo il modello di Cristo, è un segno di Dio e delle realtà trascendenti. Ma tutti nella Chiesa, sforzandosi di imitare il divino Maestro, possono e debbono dare tale testimonianza, che in molti casi è l’unico modo possibile di essere missionari. La testimonianza evangelica, a cui il mondo è più sensibile, è quella dell’attenzione per le persone e della carità verso i poveri e i piccoli, verso chi soffre. La gratuità di questo atteggiamento e di queste azioni, che contrastano profondamente con l’egoismo presente nell’uomo, fa nascere precise domande che orientano a Dio e al Vangelo. Anche l’impegno per la pace, la giustizia, i diritti dell’uomo, la promozione umana è una testimonianza del Vangelo, se è segno di attenzione per le persone ed è ordinato allo sviluppo integrale dell’uomo.
La Chiesa deve far conoscere i grandi valori evangelici di cui è portatrice, e nessuno li testimonia più efficacemente di chi fa professione di vita consacrata nella castità, povertà e obbedienza, in totale donazione a Dio e in piena disponibilità a servire l’uomo e la società sull’esempio di Cristo. Nelle religiose missionarie la verginità per il regno si traduce in molteplici frutti di maternità secondo lo Spirito: proprio la missione ad gentes offre loro un campo vastissimo per «donarsi con amore in modo totale e indiviso». L’esempio e l’operosità della donna vergine, consacrata alla carità verso Dio e verso il prossimo, specie il più povero, sono indispensabili come segno evangelico presso quei popoli e culture in cui la donna deve ancora compiere un lungo cammino in ordine alla sua promozione umana e liberazione.
Nota essenziale della spiritualità missionaria è la comunione intima con Cristo: non si può comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come l’inviato a evangelizzare. Paolo ne descrive gli atteggiamenti: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2, 5). È qui descritto il mistero dell’incarnazione e della redenzione, come spoliazione totale di sé, che porta Cristo a vivere in pieno la condizione umana e ad aderire fino in fondo al disegno del Padre. Si tratta di un annientamento, che però è permeato di amore ed esprime l’amore. La missione percorre questa stessa via e ha il suo punto di arrivo ai piedi della croce. Al missionario è chiesto «di rinunziare a se stesso e a tutto quello che in precedenza possedeva in proprio e a farsi tutto a tutti»: nella povertà che lo rende libero per il Vangelo, nel distacco da persone e beni del proprio ambiente per farsi fratello di coloro ai quali è mandato, onde portare a essi il Cristo salvatore. È a questo che è finalizzata la spiritualità del missionario: «Mi sono fatto debole per i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo» (1Cor 9, 22). Proprio perché «inviato», il missionario sperimenta la presenza confortatrice di Cristo, che lo accompagna in ogni momento della sua vita «Non aver paura, perché io sono con te» (At 18, 9) e lo aspetta nel cuore di ogni uomo.
Responsorio – 1 Cor 7, 34; Sal 72 (73), 26
℞. La roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre: * fuori di lui, nulla desidero sulla terra.
℣. Una vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito:
℞. fuori di lui, nulla desidero sulla terra.
Orazione
Padre misericordioso, che, per opera dello Spirito Santo hai suscitato nella beata Maria [Troncatti], vergine, una materna carità nell’annunziare Cristo ai popoli, concedi a noi, per sua intercessione, di essere strumenti di riconciliazione e di pace, affinché tutti magnifichino il tuo santo nome. Per il nostro Signore.

