Santa Giulia, vergine e martire

22 maggio, Memoria

Le fonti storiche affidabili sono riferibili soltanto al peregrinare delle reliquie della martire che giunsero nel 763 al Monastero delle Benedettine di San Salvatore (detto poi di Santa Giulia). Per un millennio tale monastero ebbe un’importanza grandissima nel Bresciano. Esso ebbe privilegi amplissimi, anche giurisdizionali, e svolse un ruolo non indifferente nel ridefinire la Chiesa bresciana all’inizio dei tempi moderni. Dopo la soppressione del monastero nel 1797, le reliquie, dopo varie peregrinazioni, giunsero nella chiesa del Corpo di Cristo, annessa al Seminario. Dal 24 maggio 1969 le reliquie sono venerate nella chiesa di S. Giulia (Villaggio Prealpino).

Dal Comune dei martiri: per una vergine martire o dal Comune delle vergini, con salmodia del giorno dal salterio.

Ufficio delle letture

Seconda lettura

Dal commento alla Lettera ai Galati di san Tommaso d’Aquino, presbitero (Lezione 4: sul cap. 6 vss. 14-15; Taurini – Romae 1953, I, 647-648)

Ogni vanto sia nella croce del Signore

Dice san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14). Dove il sapiente di questo mondo ha creduto di trovare il disonore, l’Apostolo scopre un tesoro, nota sant’Agostino; ciò che all’altro è apparso follia, è diventato per lui sapienza e titolo di gloria. Ognuno infatti si gloria di ciò che lo rende grande ai propri occhi. Chi crede di essere un grand’uomo perché è ricco, si vanta dei propri beni. Chi vede la propria grandezza soltanto in Gesù Cristo, mette la propria gloria soltanto in Gesù. Così faceva l’Apostolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» diceva (Gal 2, 20). Egli si gloria soltanto in Cristo, e soprattutto nella croce di Cristo, poiché in essa sono racchiusi tutti i possibili motivi di gloria.
Ci sono persone che si vantano nell’amicizia dei grandi e dei potenti: Paolo ha bisogno soltanto della croce di Cristo, per scoprirvi il segno più evidente dell’amicizia di Dio. Ma Dio dimostra il suo amore per noi, perché «mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi» (Rm 5, 8). Non c’è nulla che manifesti l’amore di Dio per noi più della morte di Cristo. «O testimonianza inestimabile dell’amore! – esclama san Gregorio – per riscattare lo schiavo hai abbandonato il Figlio».
Altri si vantano della propria sapienza: l’Apostolo trova la scienza suprema nella croce. Dice: «Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso» (1Cor 2, 2). La croce non è forse il compimento di tutta la legge, e di ogni buona norma di vita? A chi si vanta della propria potenza, l’apostolo può rispondere che egli trae dalla croce una potenza ineguagliabile: «La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio» (1Cor 1, 18).
Altri ancora si gloriano della libertà acquistata. È dalla croce che Paolo deriva la propria: «Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché noi fossimo più schiavi del peccato» (Col 1, 20). Né manca chi si vanta di essere stato cooptato in una grande società. Ora per la croce di Cristo si è chiamati a far parte della società celeste: «rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli» (Col 1, 20).
C’è chi si gloria infine delle insegne del trionfo accordate ai vittoriosi: la croce è lo stendardo trionfale della vittoria di Cristo sui demoni: ha «privato della loro forza i principati e le potestà e ne ha fatto pubblico spettacolo dietro il corteo trionfale di Cristo» (Col 2, 15); «è benedetto il legno su cui si compie un’opera giusta» (Sap 14, 7).
Di che cosa vuole soprattutto gloriarsi l’Apostolo? Di ciò che ha valore ed efficacia per unirlo a Cristo. Ciò che desidera è essere unito a Cristo.

Responsorio – Cfr. Gal 6,14; 2 Cor 12,9; 1Pt 2,25; Col 1,24

℞. Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo; mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, * perché dimori in me la potenza di Cristo, dalle cui piaghe siamo stati guariti. (T.P. Alleluia).
℣. Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa,
℞. perché dimori in me la potenza di Cristo, dalle cui piaghe siamo stati guariti. (T.P. Alleluia).

Lodi mattutine

Ant. al Ben. Celebriamo la nascita al cielo della vergine Giulia,
intrepida serva di Cristo, (T.P. Alleluia).

Orazione

O Dio, per far risplendere la tua Chiesa hai dato a santa Giulia la corona del martirio: concedi a noi di seguire le sue orme e di imitare come lei la passione del Signore, per giungere alla gioia eterna. Per il nostro Signore.

Vespri

Ant. al Magn. Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli, (T.P. Alleluia).