Patroni principali della Diocesi e della città di Brescia

Santi Faustino e Giovita, Martiri

15 febbraio, Festa. Nella città di Brescia: Solennità

Forse per iniziativa del vescovo san Latino (sec. IV), sorse a Brescia sulla via Cremonensis nei pressi di un cimitero un luogo di culto legato alla presenza delle reliquie dei martiri Faustino, Giovita e Afra, dei quali si ignora la provenienza e che la tradizione ha in seguito connotato come martiri di origine bresciana, ivi uccisi e sepolti. L’esistenza di un santuario martiriale di S. Faustino ad sanguinem è comunque piuttosto antica: ne parla san Gregorio Magno nei suoi Dialoghi (sec. VI). Nel IX secolo i corpi dei martiri Faustino e Giovita furono trasportati nella chiesa di S. Faustino Maggiore a Porta Pile, dove si trovano tuttora. Il culto di Faustino e Giovita a Brescia si sarebbe diffuso intorno al VI secolo.
A partire dal 1485, in sostituzione dei Santi Vescovi Filastrio e Apollonio, i martiri Faustino e Giovita sono considerati patroni della Diocesi e della città. Le loro reliquie sono venerate nell’omonima chiesa a Brescia.

Dal Comune di più martiri.

Dove si celebra la solennità

Primi Vespri

Ant. al Magn. Faustino e Giovita sono accolti in cielo
tra le lodi degli angeli.
Esultiamo e rallegriamoci nel celebrare questo giorno santo.

Invitatorio

Ant. Venite, adoriamo il re dei martiri, Cristo Signore.

Salmo invitatorio come nell’Ordinario.

Ufficio delle letture

Prima lettura

Dalla lettera ai Romani di san Paolo, apostolo (8, 18-39)

Nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù

Fratelli, io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.
Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

Responsorio – Lc 6, 27-28; Mt 5, 45.48

℞. Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male * affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli.
℣. Siate perfetti, come è perfetto il Padre, * affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli.

Seconda lettura

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo (Opere, Roma 1986, Discorsi/5, 329, 815-817)

Preziosa è la morte dei martiri comprata con il prezzo della morte di Cristo

A causa delle gesta gloriose dei santi martiri, da cui ovunque fiorisce la Chiesa, con i nostri stessi occhi attestiamo quanto sia vero quel che abbiamo cantato, che «è preziosa davanti al Signore la morte dei suoi Santi» (Sal 115, 15); poiché davanti a noi è preziosa, lo è pure davanti a colui per il nome del quale si verificò. Ma il prezzo di queste morti è la morte di uno solo. L’Uno che morì quante morti acquistò e, se non fosse morto, come si sarebbe moltiplicato il chicco di frumento? Avete ascoltato quali furono le sue parole nell’approssimarsi alla passione, vale a dire, nell’approssimarsi alla nostra redenzione. «Se il chicco di frumento, caduta a terra, non sarà morto, rimane solo, se invece sarà morto, porta molto frutto» (Gv 12, 24-25). Sulla croce egli trattò infatti un grande affare, ivi fu aperto il sacchetto del nostro prezzo: quando fu aperto il suo fianco dalla lancia di chi la vibrò, di lì fece scaturire il prezzo del mondo intero. Furono comprati i fedeli e i martiri: ma la fede dei martiri venne messa alla prova; il sangue è il testimone. Restituirono quel che fu speso per loro, e adempirono ciò di cui parla san Giovanni: «Come Cristo ha dato la vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3, 16). E altrove si dice: «Quando siedi ad una lauta mensa, bada con attenzione a quel che ti si pone davanti, poiché conviene che tu prepari altrettanto» (Prov 23, 1-2). È lauta la mensa, dove le vivande sono il padrone stesso della mensa. Nessuno dà in cibo se stesso ai convitati: Cristo Signore lo fa: egli invita, egli il cibo e la bevanda. Si resero consapevoli, dunque, i martiri di che si nutrivano e che bevevano, al fine di ricambiare tali cose.
Ma come avrebbero potuto ricambiare tali cose se colui che per primo fece le spese non avesse concesso di che ricambiare? Al riguardo, che ci raccomanda nel Salmo, dove abbiamo trovato scritto e abbiamo cantato: «È preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi?» (Sal 115, 15). Là prese a considerare, l’uomo, quanti beni aveva ricevuto da Dio, abbracciò con lo sguardo quanti i doni di grazia dell’Onnipotente, che lo creò, che lo cercò perduto, che perdonò quando l’ebbe trovato, che lo sostenne mentre lottava con le sue deboli forze, che non si sottrasse a lui in pericolo di perdersi, che lo coronò vincitore, che gli diede in premio se stesso. Considerò tutto questo e finì per esclamare: «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha ridato?» (Sal 115, 12). Non voleva essere ingrato, voleva ricompensare ma non aveva con che farlo. Non disse: Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato, ma: per quanto mi ha ridato. Non ha dato, ma ha ridato. Se ha ridato, da parte nostra avevamo un credito. Veramente il nostro credito erano i nostri mali ed egli ha ridato i suoi beni.
Ha ridato infatti beni per mali, mentre noi potevamo rendere mali per beni. L’uomo cerca perciò cosa possa rendere; è angustiato non trovando come pagare il debito: «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha ridato»? E quasi abbia trovato cosa rendere, dice: «Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore» (Sal 115, 13). Che vuol dire questo? Intendeva certamente di restituire. Vuole ancora avere: «Prenderò il calice della salvezza». Che calice è questo? Il calice della passione, amaro e salutare: quel calice che l’infermo avrebbe paura di toccare, se non l’avesse già bevuto il Medico. È proprio quello il calice: lo riconosciamo, questo calice, sulle labbra di Cristo che dice: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice» (Mt 26, 39). Infatti anche i figli di Zebedeo, per mezzo della madre, pretesero sedi di alto prestigio, in modo da sedere l’uno alla destra, l’altro alla sinistra di Cristo, che replicò loro: «Potete bere il calice che berrò io?» (Mt 20, 22). Voi mirate in alto? È attraversando la valle che si giunge al monte. Volete una sede di grandezza? Bevete prima il calice dell’umiltà. Di questo calice dissero i martiri: «Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore» (Sal 115, 13). Non temi allora di non riuscirvi? «No», risponde. Perché? Perché «invocherò il nome del Signore». Come potrebbero essere vittoriosi i martiri se in loro non vincesse colui che disse: «Rallegratevi, perché io ho vinto il mondo?» (Gv 16,33). L’imperatore celeste guidava la loro mente e la loro parola e, per mezzo di loro, vinceva il diavolo sulla terra e coronava i martiri in cielo. Beati quanti hanno bevuto così questo calice! Ebbero termine le sofferenze e ricevettero gli onori. Perciò, carissimi, siate vigilanti: considerate con la mente ed il cuore ciò che rimane invisibile all’esterno, e notate perché «è preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi» (Sal 115, 15).

Responsorio – Cfr. Sal 115, 15

℞. Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli.
* Partecipiamo con loro al calice della salvezza e invochiamo il nome del Signore.
℣. Hanno riconosciuto nel pane, colui che fu crocifisso; nel calice, il sangue sgorgato dal suo fianco.
* Partecipiamo con loro al calice della salvezza e invochiamo il nome del Signore.

Inno

Te Deum

Orazione come alle Lodi mattutine

Lodi mattutine

Ant. al Ben. Benedetto il Signore che nella fatica ci dà sollievo,
nella fame ci nutre, nel dolore ci visita.

Orazione

Dio onnipotente ed eterno, che ai santi martiri Faustino e Giovita hai dato la grazia di soffrire per Cristo, sostieni la nostra debolezza con il tuo aiuto: come essi non esitarono a morire per te, così anche noi possiamo vivere da forti nella confessione del tuo nome. Per il nostro Signore.

Ora media

Antifone e salmi del giorno dal salterio, lettura breve dal Comune di più martiri, orazione come alle Lodi mattutine.

Secondi Vespri

Ant. al Magn. Ecco i santi che, per amore di Cristo,
hanno disprezzato le minacce degli uomini.
Ora esultano con gli angeli nel Regno dei cieli.

Orazione come alle Lodi mattutine.