Decimo anniversario di ordinazione episcopale

Cattedrale | Venerdì 7 giugno 2024

Ringrazio il Signore per questi dieci anni di ministero episcopale e ringrazio voi che condividete con me la gioia di questo momento. Faccio mio il canto di gioia della Beata Vergine Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Davvero il Signore ha guardato a me, per quello che sono, con grande benevolenza.

È stato deciso di celebrare questo mio anniversario nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù. È una scelta che mi fa molto piacere. Questa festa che mi è sempre stata molto cara.

Il cuore di Gesù mi richiama la croce sui cui egli fu innalzato. La croce con il crocifisso – potremmo dire – è ciò del mistero di Cristo si vede, ciò che si presenta ai nostri occhi. Il cuore del crocifisso è ciò che di questo mistero non si vede, è l’amore che lo ispira in quel momento e che lo ha sempre ispirato sin dall’inizio della sua missione. Un amore umile e mansueto, che ha fatto del Figlio di Dio l’Agnello di Dio.

Dal cuore trafitto del crocifisso l’amore di Cristo si irradia nel mondo per la potenza della sua risurrezione e per il dono dello Spirito santo. “Quando sarò innalzato da terra io attirerò tutti a me” – aveva detto Gesù. Potremmo dire che il cuore di Cristo si trasforma in una sorgente zampillante a cui tutti noi possiamo attingere.

A questo ho pensato quando – dieci anni fa – ho scelto il mio stemma: la croce, l’acqua che scaturisce, i cervi che si dissetano; e il motto: “Attingerete acqua alle sorgenti della salvezza”. È la profezia di Isaia, una promessa che in Gesù diviene realtà.

La croce ha un potere d’attrazione. L’amore del cuore trafitto di Gesù può conquistare ogni cuore umano, per l’azione misteriosa dello Spirito santo. Può soggiogarlo senza violenza con la testimonianza della sua infinita carità, che raggiungendoci prende la forma della misericordia, cioè di un amore carico di affetto e di compassione, che riconosce le nostre debolezze, le nostre ferite, le nostre colpe, e benevolmente le risana.

Io per primo ho fatto l’esperienza di questa misericordia. Posso dire con san Paolo che “Dio mi ha fatto grazia”. Guardo così al dono stesso della vita, a quello ancor più prezioso della fede, e poi al ministero ordinato, diacono, presbitero e vescovo.

In questi dieci anni di episcopato ho visto la misericordia di Dio segnare il mio cammino. Non sono mancate le prove:

  • ho perso una cara sorella e i miei genitori a distanza di due mesi l’uno dall’altra,
  • ho salutato per l’ultima volta diverse persone care,
  • ho vissuto con questa Chiesa di Brescia la tremenda esperienza dell’epidemia da Corona virus,
  • ho accompagnato all’ultimo incontro con il Signore tanti sacerdoti,
  • ho dovuto affrontare situazioni personali difficili e ho dovuto decisioni importanti,
  • ho vissuto l’esperienza della malattia grave, che ha messo a rischio la stessa vita,

ma la sofferenza non si è mai trasformata in tristezza, non è mai sfociata nell’angoscia o nello spavento che paralizza il cuore. La misericordia del Signore non mi ha lasciato mancare la sua consolazione, una fortezza interiore che ha assunto la forma di una sostanziale serenità.

Ho poi compreso meglio in questi anni di ministero episcopale che la misericordia di Dio è capace di salvare. È cresciuta in me la consapevolezza della forza che ha il Vangelo per la vita del mondo. A questa fonte che scaturisce dalla croce del Signore e dal suo cuore trafitto si attinge la salvezza, la vita può essere riscattata da tutto ciò che ancora oggi la ferisce e la oscura: la tristezza, la solitudine, l’indifferenza, il senso di incertezza e il disorientamento, la superficialità, la voracità del consumo, il miraggio del solo benessere materiale e ancora di più la tentazione della violenza, l’odio implacabile, la gelosia, il rancore, l’offesa e il disprezzo, la tendenza a prevaricare sugli altri, lo sfruttamento dei più poveri.

C’è nel nostro mondo una gran sete di vita a cui si oppone oggi in particolare la paura del futuro; c’è una complessità che spaventa, un’espansione di orizzonti che disorienta, una accelerazione tecnologica che sconcerta, una comunicazione che ci confonde, e insieme c’è un forte bisogno vicinanza, di reciproca comprensione, di convivenza pacifica, di reciproco rispetto, di sapiente co0llaborazione. E le grandi domande del cuore sono sempre lì, in attesa di una risposta convincente.

Il Vangelo della salvezza è ciò che noi possiamo offrire al mondo di oggi. È la lieta notizia di un riscatto che viene dalla potenza di Dio e dal suo amore misericordioso. Il Vangelo rende possibile una forma di vita che fa onore alla dignità di ogni persona umana. La parola che meglio ne riassume la sostanza è: speranza, uno sguardo non impaurito sul presente e sul futuro, un sentimento di pacificazione interiore che viene dalla fiducia in Dio. Alle sorgenti della salvezza troveremo la speranza.

C’è infine un altro dono che riconosco di aver ricevuto nell’esercizio del ministero di vescovo in questi dieci anni ed è quello di aver meglio percepito il valore della Chiesa, la sua grandezza e la sua bellezza. La Chiesa è il primo frutto del Vangelo di Gesù, è la comunità dei redenti, il popolo santo che Dio si è acquistato con il sangue prezioso del suo Figlio amato.

La Chiesa è la testimonianza vivente della salvezza che ha visitato il mondo. Porta in sé le ferite che la debolezza e l’infedeltà dei suoi figli le procurano, ma come Chiesa del Signore, fondata sulla roccia di Pietro, mai perderà il suo splendore. La sua alta dignità traspare dalla testimonianza luminosa dei santi, i figli e le figlie di cui la Chiesa va fiera. La verità ultima della Chiesa, il suo intimo segreto, risplende nei volti di questi nostri fratelli e sorelle cui il mondo intero ancora oggi non può non guardare con ammirazione, per il bene che compiono, in umiltà e con coraggio.

Per questa Chiesa, perché sia fedele alla missione che il Signore le ha affidato, perché sia sempre riflesso della grazia che la anima, volentieri rinnovo il mio impegno, in spirito di servizio e in piena obbedienza alla volontà del Signore.

Mi affido all’intercessione della santa Madre di Dio, umile serva del Signore innalzata sopra i cieli, e a voi tutti rivolgo il mio più sincero ringraziamento per il sostegno che ho potuto constatare in questi anni e per la buona testimonianza che ho ricevuto.

Ci conceda il Signore di continuare il nostro cammino nella sua pace, con quella speranza che proviene da lui e rende forti e lieti i nostri cuori.

 

+ Pierantonio Tremolada