Ordinazione Diaconi transeunti 2025

Cattedrale | Sabato 20 settembre 2025

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,

siamo felici di celebrare questa solenne Eucaristia, nella quale sei giovani riceveranno l’ordinazione diaconale. Quattro di loro appartengono alla nostra Chiesa diocesana e due all’Ordine Carmelitano. Ci stringiamo con affetto intorno ai loro familiari e anche a loro esprimiamo la nostra gratitudine.

Permettete che in questa omelia mi rivolga direttamente a loro. Le parole indirizzate loro potranno essere anche per tutti noi occasione per una più profonda comprensione della nostra chiamata alla fede e della bellezza della Chiesa, voluta dal Signore come segno e sacramento di salvezza a favore del mondo.

Carissimi candidati,

state per ricevere l’ordinazione diaconale. Vorrei ricordarvi che il diaconato non è solo una tappa, ma una dimensione permanente del ministero ordinato. Non si diventa diaconi e poi presbiteri; si diventa presbiteri rimanendo sempre diaconi. Non è questa una ordinazione provvisoria. È un sigillo spirituale e sacramentale che resterà per sempre. Si rimane per sempre servitori del Signore Gesù Cristo e della sua Chiesa. Servitori, non padroni. Siete chiamati a compiere non la vostra volontà, ma la volontà di colui che vi ha chiamati e che ha detto di sé stesso: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27).

E non si tratta solo di un ideale cui tendere o di un modello da imitare: questo sacramento vi configura realmente a colui che “pur essendo di natura divina, umiliò sé stesso assumendo la condizione di servo” (cfr. Fil 2,5-11), di modo che ciascuno di voi potrà ripetere ciò che san Paolo scrive nella Lettera ai Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo, non sono più io che vivo ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Gal 2,20). Siamo come tralci innestati in lui, il Cristo redentore. Lui è la vera vite. Siamo trasfigurati dallo Spirito santo nella luce che proviene dal volto glorioso del Risorto, vivente in eterno.

Dovremo sempre ricordare, tuttavia, che a questa trasfigurazione corrisponde una conversione. L’abbiamo ascoltato nel brano del Vangelo che è stato proclamato. Come il chicco di frumento gettato a terra, che muore per portare frutto, anche noi porteremo frutto solo morendo a noi stessi, vincendo la tentazione dell’orgoglio e dell’avidità, rinunciando alla logica mondana che fa di noi il nostro idolo. Dovremo lottare contro il nostro uomo vecchio ed accettare, secondo la logica del mondo, di perdere la nostra vita. Il sacrificio d’amore, che si fa servizio generoso e fedele, non rientra infatti nei parametri interpretativi di una società che appare troppo condizionata dalla logica del dominio, del godimento e del successo. Potremo stupire il mondo con la nostra umile testimonianza.

Il sigillo sacramentale darà così forma alla vostra esistenza quotidiana, si trasformerà in un vero e proprio stile di vita. Il servizio sarà la vostra regola, ora come diaconi e poi come presbiteri. Sarà anzitutto un servizio a favore della comunione ecclesiale. Come diaconi del Signore siete chiamati a rendere i fratelli e le sorelle che formano la comunità cristiana consapevoli della loro vocazione. Vi ponete a servizio della loro santificazione. Li aiuterete – come dice san Paolo nel brano della Lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato – a “comportarsi in maniera degna della vocazione che hanno ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza, magnanimità, sopportandovi a vicenda con amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4,1-7). Servire il Signore edificando la sua Chiesa come comunità di fratelli: ecco il vostro primo compito. Lo farete attraverso la predicazione, il servizio liturgico, la carità verso i più fragili, la cura per la vita in ogni suo aspetto e condizione.

Dovrete prima di tutto fare vostra la parola che annuncerete, per essere veramente profeti del Signore Dio. Non siate mai presuntuosi. Abbiate in voi quel santo timore che vi impedirà di considerarvi maestri offrendo una parola che è troppo vostra. Lasciate che il Signore tocchi la vostra bocca come ha toccato quella del giovane Geremia, rendendo efficace la sua testimonianza.

Imparate a inginocchiarvi prima di salire l’altare. Inginocchiatevi davanti a Dio e davanti ai poveri. Sia la vostra vita intera il vero atto di culto gradito a Dio. Non preoccupatevi troppo dei paramenti che vestirete: ciò che è veramente prezioso agli occhi dei giusti è la vita adornata dalle opere della carità. Fate della preghiera il respiro della vostra quotidiana esistenza e abbracciate la libera scelta della verginità come segno del Regno di Dio che già opera nel mondo, e rende i cuori e gli occhi capaci di trasmettere l’amore limpido e fedele del Cristo redentore.

Il nostro augurio per voi è che si compiano per voi in voi le parole che tra poco vi sentirete rivolgere da me nel nome del Signore, mentre vi consegnerò il Libro dei Santi Vangeli:

ricevi il Vangelo di Cristo: credi ciò che proclami, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni.

+ Pierantonio Tremolada