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Chiesa parrocchiale di Piamborno | Mercoledì 12 novembre 2025

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La Chiesa di Filippi (At 16,11-15)

Siamo la Chiesa del Signore, vogliamo essere testimoni di speranza: manteniamo vivo il nostro desiderio e proseguiamo nel nostro cammino di discernimento. Apriamo il nostro cuore e la nostra mente all’ascolto dello Spirito: sia lui a guidare i nostri passi. Si avvicina sempre più l’evento del Convegno Diocesano, da cui ci attendiamo indicazioni preziose per il futuro della nostra Chiesa. Sentiamoci uniti in questo compito nel quale cerchiamo insieme di interpretare il momento presente, con le domande e le attese che porta con sé. Abbiamo un tesoro da offrire al mondo di oggi, con umiltà e coraggio.

Stiamo meditando insieme sul Libro degli Atti degli Apostoli, per fare nostro l’insegnamento che questo libro del Nuovo Testamento ci offre circa il senso profondo del nostro essere Chiesa. Il brano che abbiamo ascoltato ci racconta come si è costituita la comunità cristiana di Filippi e quale ruolo abbia avuto l’apostolo Paolo in questo evento. Mettiamoci dunque in ascolto del testo che ci è stato proclamato. Siamo chiamati questa sera a fissare l’attenzione sulla persona di san Paolo, sulla comunità che egli fonda nella città di Filippi e in particolare su una donna di nome Lidia, che nella fondazione di questa comunità ha un ruolo determinante.

Si legge nel Libro degli Atti: Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Chi sono le persone di cui qui si parla? Di chi si sta parlando? Chi scrive è con ogni probabilità san Luca, l’autore del terzo Vangelo, che sta condividendo con san Paolo l’esperienza dei suoi viaggi. È bello riconoscere come il Libro degli Atti degli Apostoli ci fa dono di una testimonianza: ci racconta quanto i primi cristiani hanno vissuto. La loro fede offre il fondamento alla nostra, ma ci si presenta anche come esempio da seguire.

San Paolo è in viaggio. Questa è stata una sua caratteristica peculiare. Egli ha viaggiato per tutta la vita, non si è mai fermato. Lo ha fatto per annunciare a tutti il Vangelo di Gesù, la lieta notizia della salvezza che il Signore è venuto a portare. Lo definiamo l’apostolo delle genti. Dove giunge la sua predicazione, sorgono delle comunità cristiane. Si parla qui – nel brano che abbiamo ascoltato – del suo secondo viaggio apostolico. Nel primo viaggio egli ha fondato comunità cristiane nell’antica regione della Galazia, territorio dell’altopiano anatolico, che si trova nell’attuale Turchia. A loro scriverà la lettera detta “ai Galati”. Seguirà la fondazione di altre comunità, a cui invierà altre lettere.

Questa passione di san Paolo per il Vangelo ci colpisce. Perché una vita così? Perché spenderla a viaggiare per il mondo? Perché andare in città sconosciute, incontrare persone mai viste, affrontare pericoli, esporsi a rischi? Nella lettera che invierà ai cristiani della comunità di Corinto san Paolo scriverà: “Per me annunciare il vangelo, è una necessità. Guai a me se non annunciassi il Vangelo!” (1Cor 9,16)). C’è dunque in lui come un impulso interiore incontenibile. Una sorta di bisogno a cui non può sottrarsi. Lo muove la convinzione di aver scoperto un tesoro, che ora vuol far conoscere a tutti. Ha incontrato colui che ha riconosciuto come il salvatore del mondo, il redentore dell’umanità, il Signore di tutti. Grazie a lui – Gesù – egli ha ricevuto in dono qualcosa di assolutamente prezioso: una forma nuova di vita, luminosa, felice, riscattata dal male che lo teneva prigioniero. Scriverà a Timoteo: “Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù” (1Tim 1,12-14). Qui san Paolo fa una confessione. Ricorda il suo passato, quando detestava il nome di Gesù e perseguitava i suoi discepoli. Riconosce che in quel momento egli era prigioniero del suo orgoglio, era accecato dalla presunzione, era incapace di riconoscere la rivelazione di Dio. Ma Dio gli ha fatto grazia, gli ha offerto la possibilità di un cambiamento di vita. Ora la sua vita è nuova. Si è riconosciuto amato da Dio e ora condivide con lui il desiderio che sia conosciuto da tutti.

Ecco allora l’invito rivolto anche a noi. La nostra fede, il nostro essere cristiani per il Battesimo che abbiamo ricevuto, è un dono prezioso. Può dare alla nostra vita una forma nuova. Noi crediamo nel Signore e questo è il motivo della nostra speranza e la nostra gioia. Sentire la sua presenza viva e il suo amore misericordioso, ci rende forti nelle prove, sereni nelle fatiche, fiduciosi nel suo perdono ogni volta che il male ha il sopravvento. Potremo così anche noi presentarci agli altri mostrando la potenza e la bellezza del Vangelo. Daremo testimonianza, perché solo così si annuncia il Vangelo, mostrando i frutti che sta operando nella nostra vita.

Nel suo viaggio apostolico Paolo si lascia guidare dallo Spirito. Ha progetti suoi sul modo di condurre la missione, ma questi non vengono confermati. È lo Spirito del Signore che gli indica la strada. Egli è invitato a lasciare quello che oggi chiamiamo il Medio Oriente e giunge in quella che noi oggi chiamiamo il continente europeo. A quel tempo tutto apparteneva all’impero romano. Paolo apre dunque nuove strade. La prima regione che visita in questo nuovo territorio è la Macedonia e la prima città che incontra e nella quale si ferma è Filippi. In questa città si trattiene inizialmente alcuni giorni. Dunque, san Paolo si lascia guidare. Non pretende di tracciare la strada. Anche la Chiesa, la Chiesa di ogni tempo, deve lasciarsi guidare. Lo Spirito la conduce per le strade del mondo e le offre dei segni che vanno riconosciuti e interpretati, per capire cosa fare, come muoversi, come annunciare oggi il Vangelo. È quanto stiamo facendo insieme. Un’opera di discernimento. Cerchiamo di comprendere insieme dove il Signore ci sta portando, che cosa vuole che noi facciamo, per consentire alla sua potenza di bene di dare luce e consolazione ai cuori di tutti. “Non sia turbato il vostro cuore – dice Gesù ai suoi discepoli nel Vangelo di Giovanni mentre si avvia verso la passione – Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14,1). Non dobbiamo temere e non dobbiamo neppure vivere di nostalgie. Accettiamo con fiducia ciò che ci è dato da vivere. Non resistiamo al nuovo che ci viene incontro. Il Signore sa dove portarci: non abbandonerà certo la sua Chiesa! Capire i fenomeni del nostro tempo, cercare di leggerli con quella sapienza che viene dallo Spirito, è un compito che il Signore ci affida. Non possiamo sottrarci. Facciamolo con serietà e serenità, cercando unicamente la volontà di Dio. Facciamolo insieme, con intelligenza e carità, in spirito di vera fraternità.

Ma anche noi, ognuno di noi, nella sua vita deve lasciarsi guidare dallo Spirito del Signore. Anche la nostra vita è un cammino: attraversiamo situazioni, esperienze, ambienti diversi. E mentre facciamo questo compiamo anche un viaggio interiore. Dobbiamo tutti imparare a interpretare ciò che accade fuori e dentro di noi, a riconoscere cosa il Signore ci chiede, che cosa ci insegna, verso dove ci spinge, in che cosa ci domanda di crescere ma anche di correggerci. Dobbiamo crescere non solo in età ma anche in sapienza e grazia. È questo il discernimento spirituale. La capacità di guardare nella luce dello Spirito santo e sulla spinta del suo amore.

Una parola, infine, sulla città di Filippi, sulla comunità cristiana che vi si viene a costituire e sulla persona di Lidia. Filippi era un città della Macedonia orientale, prestigiosa colonia militare sorta dopo la famosa battaglia di Filippi (42 a.C.). La popolazione era composta in maggioranza da veterani dell’esercito romano. Vi si trovava una piccola comunità ebraica, che non aveva una propria sinagoga. Fuori dalla porta della città, lungo il fiume, si riuniva ogni sabato un piccolo gruppo, formato in maggioranza da donne. Paolo decide di farsi trovare lì per annunciare loro la Parola di Dio. È fedele alla regola della sua evangelizzazione: rivolgersi anzitutto ai suoi fratelli ebrei. Tra le donne che ascoltano c’è anche Lidia. È una commerciante di porpora, prodotto preziosissimo, quindi una persona molto agiata. Colpisce che una persona molto ricca venga alla preghiera ogni sabato. Viene definita nel testo che abbiamo ascoltato “una credente in Dio”. La sua fede in Dio le consente di accogliere la Parola che Paolo annuncia. È la parola che annuncia Gesù come Signore. E il Signore stesso apre a lei il cuore. Conquistata dalla rivelazione del suo mistero di grazia, Lidia chiede il battesimo, insieme alla sua famiglia e poi accoglie Paolo e gli altri che sono con lui nella propria casa. Un bel segno della comunione, quella comunione che l’incontro con il Signore Gesù porta con sé. In questa casa si viene a costituire il primo nucleo della comunità cristiana di questa città. Lidia costringe Paolo ad accettare l’invito. Un modo gentile per impedirgli di rifiutare. Generosità, ospitalità, gentilezza, delicatezza, affetto: sono le caratteristiche della fraternità che sorge dalla fede condivisa. Una testimonianza semplice ma efficace di ciò che significa essere la Chiesa del Signore. Un bel modo per dare testimonianza al mondo seminando speranza.

+ Pierantonio Tremolada