Visita Giubilare nella Zona 23

Chiesa Parrocchiale di S. Andrea di Concesio | Mercoledì 4 giugno 2025

 

«Di questo voi siete testimoni»

Il Vangelo della Chiesa del Signore

Lc 24,44-49

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Siamo la Chiesa del Signore, vogliamo essere tessitori di speranza: questo pensiero ci sta accompagnando nelle visite giubilari che stiamo vivendo e nel cammino che stiamo compiendo verso il nostro Convegno Diocesano. Vogliamo offrire il nostro contributo ad una vita che sia vera, piena, felice per tutti. Questo desiderio nasce dalla consapevolezza della missione che abbiamo ricevuto. Il Signore conta sulla nostra fede, la nostra speranza, la nostra carità per rendere questo nostro mondo migliore, più umano e più giusto. La Parola di Dio ci sprona. Ci ricorda il segreto della nostra vera identità, ci richiama il valore del nostro battesimo, germe in noi di una vita nuova scaturita dalla risurrezione del Signore.

Questa sera è lui stesso a parlarci, attraverso il brano del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato. Mediteremo questa sera sulle parole che il Risorto rivolge ai suoi discepoli riuniti, apparendo loro vivo dopo la sua morte in croce. Poniamo ci dunque in ascolto e domandiamoci che cosa il Signore dice anche a noi oggi, chiamati ad essere per il mondo tessitori di speranza.

Possiamo certo immaginare lo stupore degli suoi apostoli nel vedere che il Signore si fa presente mentre sono riuniti insieme, probabilmente nella sala dell’ultima cena. Dice il Vangelo di Luca: “Gesù in persona apparve in mezzo a loro”. Il Vangelo di Giovanni preciserà che questo avviene mentre le porte sono chiuse. Allo spavento che provano risponde la rassicurazione di Gesù: “Non siate turbati … Sono io … Guardate le mie mani e i miei piedi”. Egli ha dunque piacere di rivederli, di stare con loro. Chiede se hanno qualcosa da mangiare, ma poi rivolge loro parole molto importanti, con le quali affida loro una precisa. Dice loro: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». E aggiunge: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». 

Dovranno essere testimoni. Chi è il testimone? Il testimone è colui che racconta ciò che ha visto e udito, che riferisce ciò che è accaduto, ciò di cui ha fatto esperienza. Il testimone rimanda a qualcosa o a qualcuno che è altro da sé, non attira l’attenzione su di sé. Il suo compito è mettere gli altri in contatto con la verità delle cose, una verità che non gli appartiene.

Di cosa devono dunque essere testimoni i discepoli secondo la parola di Gesù? Dovranno testimoniare che il Cristo doveva patire e risorgere dai morti il terzo giorno. Occorre partire dalla risurrezione. I discepoli saranno anzitutto testimoni della risurrezione del Signore. Dovranno dire a tutti: “Davvero il Signore è risorto” e mostrarlo con la loro vita. Essi infatti lo hanno visto vivo dopo la sua morte. Sono rimasti stupiti e spaventati. Non hanno subito capito cosa fosse veramente accaduto. La loro è stata un’esperienza sconvolgente ma anche affascinante. Dice l’evangelista Luca: “Per la gioia non credevano a quello che stavano vedendo”. Egli non è semplicemente ritornato dal regno dei morti ma ha vinto la morte. Come dice bene il Cristo glorioso nel Libro dell’Apocalisse: “Io sono il primo e l’ultimo e il vivente. Io ero morto ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte sopra gli inferi” (Ap 1,18). Per questo il risorto può dire ai suoi: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). La testimonianza cristiana si fonda su questa misteriosa potenza di vita che il Cristo risorto.

Ma i discepoli saranno testimoni anche della morte umiliante del Signore. Essi lo hanno visto sulla croce. Ora sono in grado di rileggere tutto alla luce della sua risurrezione. Gesù li aiuta a capire. Spiega loro le Scritture. Si rendono conto che quella morte è stata un atto d’amore, che non Gesù l’ha subita, ma l’ha accettata liberamente la salvezza dell’intera umanità.

C’è infine un terzo aspetto della testimonianza. Gesù dice loro: “Nel suo nome saranno predicate la conversione e la remissione dei peccati”. Conversione e remissione dei peccati: questo sarà il frutto della predicazione apostolica. La conversione è l’esperienza di una vita nuova, che ha cambiato direzione rispetto a quella che il mondo conosce, una vita salvata, liberata dal male, resa perfetta nel bene; la remissione dei peccati è l’esperienza del perdono di Dio per ogni uomo che sbaglia, per chi è ferito dal peccato, per chi è schiavo delle proprie passioni, per chi si sente perduto.

Ecco il compito, ecco la missione: testimoniare la potenza della risurrezione e dell’amore crocifisso, che aprono una via nuova e introducono in una vita redenta, possibile per ognuno che si affida alla misericordia di Dio

Il mandato del risorto è rivolto anche a noi, che siamo i suoi discepoli in questo tempo. Testimoni non da soli, ma tutti insieme, come Chiesa del Signore. “Il cristiano – ci dice il Concilio Vaticano II – non testimonia da solo, è parte di un popolo, chiamato ad essere luce delle genti” (Lumen Gentium).

Che cosa dunque ci è chiesto per dare oggi testimonianza? Come si testimonia oggi il Vangelo in questo mondo che ci appare indifferente, distratto ma anche incerto e disorientato? Come raggiungere oggi il cuore delle persone, come rispondere alle loro domande più vere, al desiderio di vita che non può mai essere soffocato? Il Signore risorto, apparendo ai dodici ci indica chiaramente due strade e ci esorta a percorrerle.

La prima strada della testimonianza potrebbe essere espressa così: “Se vi impegnate ad annunciare il Vangelo, sforzatevi di presentare al mondo il volto buono della vita, lasciatevi continuamente rigenerare dalla grazia, vincete il male con il bene, combattete ogni forma di egoismo, praticate la giustizia e l’onestà, amate la luce e siate come lampade che illuminano nell’oscurità.

La seconda strada della testimonianza potrebbe suonare così: “Fate sentire al mondo l’amore di Dio, siate benevoli e misericordiosi, amatevi tra voi, sappiate perdonare, curate le ferite dei corpi e quelle dei cuori, dite a tutti che c’è sempre una speranza e chi cade può sempre rialzarsi.

Questa è la missione che il Signore affida alla sua Chiesa. Anche oggi. La Chiesa infatti non esiste per se stessa, ma per annunciare il Vangelo al mondo. La forma di questo annuncio è appunto la testimonianza. Non ve n’è un’altra. Come dice bene il Concilio Vaticano II: “La testimonianza di vita cristiana è il primo e più efficace modo di annuncio del Vangelo. Prima ancora della parola, è la vita coerente dei cristiani che parla”. San Francesco dirà ai suoi frati: “Predicate il Vangelo in ogni momento; se necessario anche con le parole”. “Non siamo perfetti – ha detto recentemente papa Leone – ma dobbiamo essere credibili. E il cristiano non è credibile solo per ciò che dice, ma prima di tutto per come vive.

Quali sono allora le caratteristiche di questa vita che ci rende credibili come cristiani? Come dev’essere dunque la Chiesa se vuole voglia essere per il mondo di oggi il segno vivente dell’amore di Cristo? Provo a indicare alcune caratteristiche.

Sarà un Chiesa una Chiesa che crede nella risurrezione del Signore, che sente la sua presenza e riconosce la sua potenza, che attinge alle sorgenti della salvezza, che celebra con gratitudine i Sacramenti, che ama la Parola di Dio e la preghiera, che conosce il valore del silenzio, che coltiva la dimensione spirituale della vita.

Sarà una Chiesa che testimonia la grandezza della persona umana e si oppone ad ogni forma di disumanizzazione, che onora la dignità di tutti, che difende la vita in ogni sua espressione, che salvaguarda la libertà di ciascuno e che rispetta le coscienze.

Sarà una Chiesa della vicinanza e della compassione, che rivolge agli ultimi uno sguardo di tenerezza, un “ospedale da campo” (papa Francesco) dove vengono curate le piaghe – tutte le piaghe – dove ci si fa carico delle fragilità rifiutando la logica dello scarto e dove chi sbaglia ha sempre la possibilità di riscattarsi.

Sarà una Chiesa del dialogo, che non impone il proprio punto di vista, ma ha piacere di promuovere il confronto e di mettersi in ascolto; una Chiesa che volentieri offre il suo contributo alla costruzione di un mondo più umano, riconoscendo pieno valore alla cultura, all’economia, alla politica e all’arte e a tutte le forme dell’umana civiltà.

Sarà una Chiesa che si pone a servizio del bene comune, che rifugge ogni logica di potere e che promuove la pace, la giustizia, il diritto di ciascuno e quello dell’intera società.

Sarà una Chiesa che ama la verità e su questa fonda la vera libertà, che ha un alto senso della responsabilità, che educa ad una visione della vita dove hanno pieno diritto cittadinanza le grandi virtù e dove c’è sempre spazio per un pensiero costruttivo e sapiente.

Sarà infine una Chiesa che tiene viva la speranza, perché, in un mondo segnato dall’incertezza e avvelenato all’angoscia, crede nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà. Il suo coraggio nelle prove è il segno della sua fiducia in un futuro che alla fine non deluderà, perché il Signore è fedele.

Questa è la Chiesa che dà testimonianza al suo Signore, è la Chiesa di cui facciamo tutti parte, in forza del nostro Battesimo. Ci aiuti lui – il Cristo Risorto – a essere pietre vive di questo meraviglioso edificio spirituale, chiamato ad essere per il mondo segno e strumento di salvezza. Noi siamo la Chiesa del Signore e possiamo diventare per sua grazia tessitori di speranza.

+ Pierantonio Tremolada