Celebrazione della Passione e Morte del Signore

Brescia, Chiesa Cattedrale | Venerdì 2 aprile 2021

 

Ascoltare la narrazione della passione di Gesù ci consente di entrare in un evento che sarà sempre per noi, pieno di mistero.

Chi di noi può dire, in coscienza, di aver capito bene che cosa è successo sul Calvario?

Oggi è Venerdì Santo. I Vangeli ci dicono che Gesù viene crocifisso a partire dalle nove del mattino e quindi rimane sulla croce, molte ore, poiché muore alle tre del pomeriggio.

E così, forse potremmo tentare di entrare, in quelli che sono i sentimenti, mentre è sulla croce, con infinito rispetto e con quella estrema umiltà, che riconosce quanto questo sia del tutto impossibile.

Eppure è importante, per capire che cos’è la passione del Signore, non fermarsi soltanto alle piaghe del suo corpo; occorre entrare nel dolore del suo cuore; anche perché, guardando la passione di Gesù dall’esterno, noi riconosciamo in lui una persona giusta, che non aveva fatto nulla di male, un innocente. E perciò rimaniamo veramente sconcertati, amareggiati, per il male che compiono contro di lui e diciamo che non se lo meritava. Ebbene questo avviene ad altre persone, è avvenuto e continua ad avvenire a tante altre persone, nella nostra storia.

Quante persone giuste e innocenti subiscono del male? E saremmo allora forse portati a ritenere che colui che muore sulla croce, sul calvario, è uno dei tanti giusti dell’umanità, davanti ai quali dobbiamo provare un profondo sentimento di pietà.  È anche insieme un sentimento, che ha la forma di una reazione, come a dire che tutto questo non deve avvenire.

Sono questi sentimenti che hanno portato tante persone, durante la storia, a lottare per i diritti dell’umanità, di ciascuna persona umana, per impedire che tutto questo avvenga e per difendere la grandezza e i valori della vita umana. Ma qui abbiamo di più, ed è questo di più che ha bisogno di essere un poco, per quanto ci è possibile, evidenziato. Dobbiamo metterlo in luce perché colui che muore sul calvario è Gesù. Quando l’angelo Gabriele appare a Maria e va incontro nella sua casa e dice: “Non temere Maria, hai trovato Grazia verso Dio. Concepirai un figlio. Lo darai alla luce. Lo chiamerai Gesù. Sarà grande. Sarà chiamato figlio dell’Altissimo”.

Così a morire sul calvario, rimanendo in croce dalle 9 del mattino alle 3 del pomeriggio, è il figlio dell’Altissimo. Questo è il vero segreto della croce. Noi non capiremo mai che cosa questo vuol dire veramente che non sappiamo chi è Dio, non sappiamo chi è l’Altissimo, non sappiamo cosa significa essere figli dell’Altissimo. Non abbiamo idea di questa discesa spaventosa, che Gesù ha vissuto. Lui, che come ci spiega l’apostolo Paolo, era da sempre come Dio o come ci dice l’apostolo Giovanni, lui che era il verbo di Dio, il principio era il verbo, il verbo era presso Dio, il verbo era Dio, una cosa solo con lui, oppure come ci dicono i vangeli e come diciamo anche noi, ripetendo una frase che è stratosferica, il figlio di Dio.

Veramente quest’uomo era figlio di Dio, dice il centurione del Vangelo di Marco, quando lo vede morire così. La passione del Signore, la sua morte in croce, è in realtà un’opera di redenzione, perché se a morire così è il figlio di Dio, noi siamo stati redenti. Perché non si tratta di essere soltanto di una giustizia compiuta, nei confronti di un innocente, ma si tratta di un’azione certo ingiusta, certo colpevole, certo crudele, compiuta nei confronti figlio dell’Altissimo, che l’ha accettata. Nessuno poteva portargli via la vita, se è il figlio dell’Altissimo. Ma perché allora si è lasciato portar via la vita, lui che era e continua ad essere il Dio con noi, l’Onnipotente, l’Immenso, colui che ci dice sempre Giovanni nel suo vangelo, attraverso il quale, per il quale tutto è stato creato. Lui muore su una croce. La vigilia di quel sabato di cui si parla. Umiliato, come dice il profeta Isaia, nel canto che abbiamo ascoltato, umiliato e chi lo guarda dall’esterno dice l’uomo dei dolori. Fa senso perfino guardarlo, si guarda da un’altra parte, è troppo umiliato, il suo corpo è martoriato.

Ma come puoi, figlio dell’Altissimo essere ridotto così? E allora cominciammo un po’ a intuire, che cosa è veramente è accaduto. Intuiamo che Gesù, il figlio di Dio in mezzo a noi, si è fatto carico delle nostre malvagità. Ha preso su di sé l’orrore della nostra cattiveria, quando gli uomini si fanno veramente del male gli uni e gli altri, quando arrivano a fare quello che hanno fatto a lui; inventandosi delle accuse, disprezzandolo, umiliandolo, torturandolo, schermendolo. Questa malvagità che purtroppo è nostra, perché una volta che apriamo i giornali, la vediamo; questa malvagità, è stata presa sulle proprie spalle dal figlio dell’Altissimo, che è venuto insieme a noi esattamente per questo, per tirarci fuori da una palude, perché lui ci ha creato e lui ci ha destinato un fine, che a noi sembra così compromesso perché la nostra vita non è come dovrebbe essere. Ha tratti luce, ma spesso ha anche delle ombre che ci fanno paura. Ora non avremmo mai immaginato, che Dio potesse amarci a tal punto da farsi carico della nostra stessa malvagità. Come quando qualcuno viene, viene a visitare chi si è perduto, chi è precipitato in un baratro, come il Pastore che lascia le 99 pecore e va cercare quella che si è perduta e va a cercarla davvero, perché non vuole che si perda. E nel corso della passione, noi sappiamo bene che cosa poi Gesù fa in risposta ciò che subisce, per capire con quale cuore, lui vive la passione. Per capire che cosa lui ha provato, nelle ore lunghe, che sulla croce lo hanno separato dalla morte.

Noi dobbiamo domandarci come ha guardato Giuda? Che cosa ha pensato di lui? Perché vedete, nel tradimento di Giuda, c’è l’atto estremo di malvagità infondo, perché è tradimento di un amico, possiamo collocare poi tutti i gesti di malvagità che sono proprio degli altri soggetti, li possiamo assumere tutti, come risponde Gesù? Come sale su quella croce? Come vi rimane? Vi rimane dell’atteggiamento di colui che perdona e che perdonando riscatta.

Come quando vedete, succede raramente, davanti a un tuo nemico, davanti a uno che ti fa del male, tu per grazia di Dio dici “puoi farmi quello che vuoi; non smetterò mai di volerti bene; non puoi impedirti di amarti, nonostante tutto”. Questo è ciò accade nella passione, e questo è ciò che solo Dio può fare. Solo il figlio dell’Altissimo può fare questo e lo ha fatto, lo ha fatto per la nostra salvezza, per la nostra redenzione e mentre riferivano contro di lui, fino a togliere la vita, l’ultimo respiro, lui rispondeva con un cuore carico d’amore, avendo amato i suoi che erano nel mondo, dice Giovanni, gli amò fino alla fine. Fino al punto estremo, più di così non è possibile, Gesù l’aveva detto “non c’è amore più grande, di chi dà la vita per i suoi amici”, però vedete, questo è ancora l’orizzonte umano, quello che non capiremo mai è come possa il figlio dell’Altissimo, perdere la vita per noi, lasciarsi umiliare, dopo aver assunto la nostra stessa natura, dopo essere diventato uno di noi, lui che è il figlio dell’Altissimo, ora diventa l’uomo dei dolori. Più di così non è possibile, immaginare la misura dell’amore. Sia grato il nostro cuore, a ciò che è accaduto, sul calvario, ma non dimentichiamolo, questo continuerà ad accadere questo amore, che una volta si è manifestato sulla croce, e con la resurrezione diventa eterno. Di questo amore, ognuno di noi, può partecipare in questo amore, può dare frutto in ognuno di noi. Noi ti lodiamo Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa croce, hai redento il mondo.