EUCARISTIA E SERVIZIO

Questo non è il tempo della fuga e della rinuncia, ma del coraggio e del servizio generoso.

In occasione delle prossime ordinazioni di quattro diaconi permanenti della nostra Diocesi, vorrei porre l’attenzione sulla Eucaristia, quale sorgente di fede e di servizio.

L’anno pastorale che stiamo vivendo è stato dedicato dal nostro vescovo alla Eucaristia. Diventa perciò un’occasione per fermarsi un istante e riflettere su quello che quotidianamente viviamo, in particolare la domenica.

Mi piace soffermarmi, perché si possa riflettere, su quanto scrive il nostro vescovo al capitolo 10 della lettera pastorale “Nutriti dalla bellezza” – Celebrare l’Eucaristia oggi –

 

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). … E’ il quarto vangelo che mette in particolare evidenza questa verità. Omissis … C’è però qualcosa che deve essere ancora più precisato e che merita di essere fortemente rimarcato. La frase che introduce tutto il racconto giovanneo dell’ultima cena e in particolare il gesto del lavare i piedi, suona così: “Prima della festa di Pasqua Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Omissis … Alla luce del racconto di Giovanni, dunque, si intuisce meglio la grandezza e la bellezza dell’Eucaristia. Il memoriale di Gesù è l’attuarsi nella liturgia del suo atto di amore insuperabile, reso perenne dallo Spirito Santo. Amore incondizionato e immeritato; amore gratuito e fedele; amore di misericordia e amore senza misura; amore che dà compimento alle antiche promesse di bene”.

 

La celebrazione dell’Eucaristia non finisce con la benedizione e il saluto finale. La Messa, è sorgente e motore della vita della Chiesa. Chi partecipa alla celebrazione eucaristica è spinto, dalla stessa Eucaristia, a incarnare nel vissuto quotidiano quanto ha celebrato nel sacramento.

Nella memoria della Pasqua, la Chiesa nasce come comunità di servizio. L’Eucaristia fa risuonare da sempre nella comunità l’invito a compiere quanto Gesù ha vissuto in prima persona: il dono di sé.

Durante la cena … cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto … Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, prendiamo coscienza che l’Eucaristia «spinge ogni credente a farsi “pane spezzato” e “vino versato” per gli altri e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Non si può stare dentro la storia senza Eucaristia e non si può celebrare Eucaristia senza servire. La lavanda dei piedi indica che il servizio umile deve guidare le scelte del discepolo di Gesù e la missione della Chiesa.

Con la lavanda dei piedi l’evangelista vuole far capire che l’Eucaristia va attualizzata nella vita con il servizio. Se il grembiule è l’unico paramento liturgico che indossa Gesù nella celebrazione eucaristica dell’ultima cena, non ci può essere partecipazione all’Eucaristia che non continui nel servizio. Il servizio non è solo fare qualcosa per l’altro, ma è un “deporre le vesti”, cioè donare totalmente la propria vita agli altri: servizio, condivisione e impegno. Non sempre si ha l’umiltà di riconoscere di avere bisogno di aiuto e di aver fame di affetto e di amore degli altri. E’ la disponibilità al servizio che qualifica la vita del discepolo. Senza quella carità che si modella sull’Eucaristia anche il servizio può essere ricerca di gratificazione, affermazione di sé, espressione di potere. La stessa struttura della messa fa vivere momenti che possono costituire un percorso significativo di vita cristiana: l’assemblea esprime la necessità di vivere una fede comunitaria e non solitaria; il segno della croce sottolinea la convinzione che tutto ha inizio da Dio e da lui è accompagnato; la richiesta di perdono invita a riconoscere i propri limiti; l’ascolto della parola di Dio sottolinea l’importanza dell’ascolto dell’altro e del dialogo; l’offertorio porta a fare della propria vita un dono a tutti; l’incontro con Gesù nell’Eucaristia indica la possibilità di continuare a vedere Gesù nell’altro; lo scambio di pace – ora sospeso a motivo della pandemia che ci affligge – impegna a essere costruttori di pace, di riconciliazione e perdono; lo spezzare il pane è segno di carità e di condivisione; la preghiera silenziosa è indispensabile per diventare capaci di discernimento; con il saluto finale la comunità viene invitata a continuare la messa nella vita, impegnandosi a concretizzare i vari momenti liturgici nella testimonianza quotidiana, per mostrare visibilmente il mistero d’amore che ha accolto nella fede. La celebrazione eucaristica diventa in questo modo una vera ed efficace scuola di valori perché ci educa all’accoglienza reciproca, all’ascolto, al dialogo, al servizio, al dono di sé all’altro, alla missione.

Il Diacono, che impegna tutta la vita con una scelta stabile, come “vocazione al servizio” deve affondare le sue radici nell’Eucaristia. Saranno veri e credibili i fedeli, i sacerdoti, i diaconi, le religiose nella misura in cui la loro vita si appoggerà all’Eucaristia. Oggi non è il tempo della fuga e della rinuncia, ma del coraggio e del servizio generoso. Nella misura in cui la mia fede è matura e coerente diventa testimonianza e servizio!

Diac. Vittorio Cotelli