Mostra Fotografica “Corpi Migranti”

Dal 23 settembre al 15 ottobre, presso i locali del MO.CA in via Moretto 78 a Brescia,  la mostra fotografica “Corpi migranti” con accesso libero e gratuito.
Per gruppi e scolaresche possibilità di guida, su prenotazione scrivendo a migranti@diocesi.brescia.it

 

Un lavoro nato da queste parole che un giovane camerunese in transito a Bamako disse a Max Hirzel, l’autore: “Nel deserto vidi una tomba, era di una ragazza di Douala, e mi chiesi se suo papà e sua mamma, i suoi fratelli e sorelle sapessero che la loro bimba è là”.
Era il 2015 quando l’autore cominciò a documentare la gestione dei corpi dei migranti deceduti nel tentativo di raggiungere l’Italia.
“Il mio lavoro è testimoniare, documentare la realtà. Ma come contribuire a una narrazione collettiva di senso? Me lo chiedo costantemente, soprattutto su un soggetto così politicizzato. Così è nato questo lavoro, cercando quella zona d’ombra che sta oltre il racconto mediatico abituale a cui siamo un po’ assuefatti. Ho pensato potesse essere dopo l’annuncio dell’ennesimo naufragio, per questo ho iniziato dai cimiteri, volevo sapere dove fossero sepolti questi corpi, e come. Poi ho solo seguito le tracce.”
La solitudine di un corpo, il lavoro di identificazione, la relazione con le famiglie di origine, un lutto collettivo spesso impossibile; il lungo percorso di indagine sarebbe terminato, alcuni anni dopo, in un villaggio del Saloum, in Senegal.  Alla percezione collettiva di tragedia inevitabile, questo lavoro oppone una visione scarna di ciò che ruota attorno a questi corpi per rivelare la realtà per ciò che è: quella che l’autore definisce “anomalia”, un’aberrazione scambiata per fatalità.
“Incontrando uno sepoltura dopo l’altra, è stata un’esigenza naturale e professionale cercare di sapere tutto il possibile di quelle salme, senza nome anche solo i dati autoptici riportano dai numeri alla dimensione individuale, quindi il tema dell’identità e del lavoro di identificazione si è imposto come centrale. Ho intuito che tutto questo contesto, il destino dei corpi e ciò che vi ruota attorno, fosse in qualche modo emblematico di tutto il fenomeno, rappresentava perfettamente la realtà che definisco anomalia”.
Se l’immigrazione è sempre più un “oggetto politico” che divide in pareri e fazioni contrapposte, il linguaggio di queste immagini – “nudo”, senza aggiunte – porta l’attenzione al di là del rumore abituale.
“Da un punto di vista fotografico non c’era bisogno di enfatizzare nulla, era tutto lì, così assurdo e così chiaro. Col senno di poi, anche alla luce delle reazioni del pubblico, credo che queste immagini evocando più che mostrare il dramma, stimolino la riflessione e l’immaginazione più che se avessero mostrato i corpi”.
Infatti in Corpi migranti di corpi non se ne vedono.