San Rocco

Visse nella seconda metà del XIV secolo. Nacque a Montpellier (Francia); venduti tutti i suoi beni, partì pellegrino per Roma, assistendo lungo il viaggio gli ammalati di peste in varie città. Arrestato come spia presso Angera sul Lago Maggiore, morì ancora giovane, dopo cinque anni di carcere. Il suo culto si estese in molte regioni e anche nella nostra Diocesi numerose chiese e altari sono a lui dedicati. Era invocato come patrono soprattutto nelle malattie contagiose e nelle epidemie di peste.

Dal Comune dei santi, con salmodia del giorno dal salterio.

Ufficio delle letture

Seconda lettura

Dal Decreto «Apostolicam actuositatem» del Concilio Vaticano II sull’apostolato dei laici (n. 8)

Chi dà al bisognoso, dona a Cristo

Mentre ogni esercizio di apostolato deve trarre origine e vigore dalla carità, alcune opere, quelle che Cristo Signore volle fossero segni della sua missione messianica (cfr. Mt 11, 4-5), per natura propria sono atte a diventare vivida espressione di carità.
Il più grande comandamento nella legge è amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi (cfr. Mt 22, 37-40). Ma questo precetto della carità verso il prossimo, Cristo lo ha fatto proprio e lo ha arricchito di un nuovo significato avendo voluto identificare se stesso con i fratelli come oggetto della carità, dicendo: Ogni volta che voi avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25, 40). Egli infatti, assumendo la natura umana, con una solidarietà soprannaturale, ha legato a sé come sua famiglia tutto il genere umano, e ha stabilito la carità come distintivo dei suoi discepoli con le parole: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri (Gv 13, 35).
La santa Chiesa, come nelle sue origini, unendo l’«agape» con la cena eucaristica si manifestava tutta unita nel vincolo della carità attorno a Cristo, così in ogni tempo si riconosce da questo contrassegno della carità, e mentre gode delle iniziative altrui, rivendica le opere di carità come suo dovere e diritto inalienabile. Perciò la misericordia verso i poveri e gli infermi, come pure le cosiddette opere caritative e di mutuo aiuto, destinate ad alleviare le necessità umane d’ogni genere, sono tenute dalla Chiesa in particolare onore.
Oggi che i mezzi di comunicazione sono divenuti più rapidi, le distanze tra gli uomini quasi eliminate e gli abitanti di tutto il mondo resi quasi membri di un’unica famiglia, tali attività e opere sono divenute molto più urgenti e universali. L’azione caritativa oggi può e deve abbracciare assolutamente tutti gli uomini e tutte quante le necessità. Dovunque c’è chi manca di cibo e bevanda, di vestito, di casa, di medicine, di lavoro, di istruzione, dei mezzi necessari per condurre una vita veramente umana, chi è afflitto da tribolazioni e da malferma salute, chi soffre l’esilio o il carcere, ivi la carità cristiana deve cercarli e trovarli, consolarli con premurosa cura e sollevarli porgendo aiuto. Quest’obbligo si impone prima di ogni altro ai singoli uomini e popoli che vivono nella prosperità.
Affinché tale esercizio di carità possa essere al di sopra di ogni sospetto e manifestarsi tale, si consideri nel prossimo l’immagine di Dio secondo cui è stato creato, e Cristo Signore, al quale veramente è donato quanto si dà al bisognoso; si abbia riguardo, con estrema delicatezza, alla libertà e dignità della persona che riceve l’aiuto; la purezza d’intenzione non sia macchiata da ricerca alcuna della propria utilità o da desiderio di dominio; siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia perché non si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia; si eliminino non solo gli effetti, ma anche le cause dei mali; l’aiuto sia regolato in modo tale che coloro i quali lo ricevono vengano, a poco a poco, liberati dalla dipendenza altrui e divengano autosufficienti.
I laici, dunque, abbiano in grande stima e sostengano, nella misura delle proprie forze, le opere caritative e le iniziative di assistenza sociale, private e pubbliche, anche internazionali, con cui si porta un aiuto efficace agli individui e ai popoli che si trovano nel bisogno, cooperando in ciò con tutti gli uomini di buona volontà.

RESPONSORIO – Cfr. Mt 25, 35.40; Gv 15, 12

℟. Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato. * Quando avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
℣. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
℟. Quando avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

Orazione

Il tuo amore, o Padre, accompagni sempre la Chiesa ancora pellegrina sulle strade del mondo, perché, sull’esempio di san Rocco, possa portare i frutti di una carità operosa al servizio dei poveri e dei sofferenti. Per il nostro Signore.


San Riccardo Pampuri, religioso

Nacque a Trivolzio (Pavia) il 2 agosto 1897. Ben presto si orientò verso la pietà, l’unione con Dio e l’apostolato. Conseguita la laurea in medicina e chirurgia nel 1921 e nominato medico condotto di Morimondo, trasformò la propria professione in missione di carità.
Dopo essersi distinto nella carità eroica verso i feriti sul fronte di guerra, dal 1927 esercitò la professione medica e le virtù religiose anche a Brescia quale religioso dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, detto dei ‘Fatebenefratelli’. Morì a Milano il 1° maggio 1930. Beatificato il 4 ottobre 1981, fu canonizzato il 1° novembre 1989. Il suo corpo è venerato nella chiesa parrocchiale di Trivolzio (Pavia).

Dal Comune dei santi e delle sante: per i religiosi, con salmodia del giorno dal salterio.

Ufficio delle letture

SECONDA LETTURA

Dalle «Lettere» di san Riccardo Pampuri, religioso (G. Russotto O. H., Riflessi di un’anima. Lettere del Servo di Dio Fr. Riccardo Pampuri dei Fatebenefratelli, medico chirurgo, Torino 1955, pp. 170-171)

Servire il Signore nella gioia

Iddio ci ha scelti, ci ha eletti: «Io ho scelto voi» (Gv 15, 16); ma quale diritto avevamo noi a tale elezione e predilezione, noi tanto miseri e tanto carichi di difetti e debolezze? Tutto è esclusivo dono della gratuita bontà di Dio. Dobbiamo adunque mostrargli tutta la nostra riconoscenza sia col cuore che con le opere, e anzitutto compiendo bene, cioè a tempo giusto, con prontezza, diligenza e amore, tutti i nostri doveri ordinari quotidiani, sempre memori che nulla è piccolo nella Casa del Signore, e anche il minimo ufficio ivi è sempre grande e ricco di meriti, specialmente se compiuto con grande amore. Un mezzo poi sicuro per agire sempre bene e meritoriamente, come già ti avranno certo insegnato, è quello di fare tutto per il Signore ricordandoci della sua divina presenza; come infatti potremmo compiere male una cosa che deve essere offerta a lui, sapendo che Egli ci sta guardando e scruta anche i più intimi affetti del nostro cuore e le nostre più recondite intenzioni? E il Signore gradirà soprattutto le piccole e grandi vittorie che sapremo portare sul nostro amor proprio (il nostro maggior nemico) in occasione delle croci che Egli suole permettere o mandare a coloro che lo seguono, per sperimentare la sincerità del loro amore e porli nella occasione di aumentare il tesoro dei propri meriti: così ha fatto coi suoi più grandi amici, con Maria Santissima, con gli apostoli, coi santi; fortunati noi se ci tratterà allo stesso modo e se con la sua santa grazia sapremo egualmente approfittarne.
Per qualsiasi prova o croce non dovremo però mai perdere quella santa pace e tranquillità che ci viene dalla grazia di Dio e dal nostro pieno e filiale abbandono in Lui, e possibilmente non dovremo perdere nemmeno quella sana allegria che rende più leggero il peso dei quotidiani doveri, e più gradita e giovevole la compagnia nostra agli altri. Quale grave torto faremmo a nostro Signore se dovessimo servirlo con una spanna di broncio! Seguiamo invece l’invito del salmista: «Servite il Signore nella gioia» (Sal 99, 2) «gioite nel Signore ed esultate, giusti» (Sal 31, 11). Così, con questa pace e santa letizia nel cuore, condotti per mano da Dio stesso, attraverso i nostri Superiori, «la forza della tua destra mi sostiene» (Sal 62, 9) sotto le ali della sua infinita bontà, «all’ombra delle tue ali» (Sal 16, 8), correremo per la via segnataci da Gesù Cristo, in una sempre più perfetta imitazione delle di Lui soavissime virtù, «per la fragranza dei tuoi profumi corriamo» (Ct 1, 3). Oh quanto sarà bella la nostra vita se seguiremo fedelmente il Signore nostro Gesù!

Responsorio – 2Cor 13, 11; Rm 15, 13

℞. Fratelli, state gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace. * Il Dio dell’amore e della pace sarà con voi, alleluia.
℣. Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace: * il Dio dell’amore e della pace sarà con voi, alleluia.

Lodi mattutine

Ant. al Ben. Come buon samaritano,
san Riccardo ha versato sulle piaghe del dolore umano
l’olio della consolazione e il vino della speranza, alleluia.

Orazione

O Dio, nostro Padre, che hai concesso a San Riccardo [Pampuri], di trasformare l’esercizio dell’arte medica in missione di carità, per il suo esempio e la sua intercessione fa’ che anche noi ne imitiamo la misericordia nel servire i poveri e gli infermi. Per il nostro Signore.

Vespri

 Ant. al Magn. Ero malato e mi avete visitato.
Ogni volta che l’avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me, dice il Signore, alleluia.


San Paolo VI, Papa

Giovanni Battista Montini, nato a Concesio (Brescia) il 26 settembre 1897 in una famiglia profondamente cristiana e impegnata nell’ambito sociale, fu ordinato presbitero il 29 maggio 1920. Prestò servizio alla Sede Apostolica e si dedicò alla formazione dei giovani universitari. Nel 1954 venne nominato arcivescovo di Milano. Eletto Sommo Pontefice il 21 giugno 1963, con grande sapienza condusse a termine il Concilio Ecumenico Vaticano II. Promosse la riforma della vita della Chiesa, in modo particolare della liturgia, il dialogo ecumenico e l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo, promovendo un’immagine di Chiesa «esperta in umanità», chiamata a diffondere la «civiltà dell’amore» inaugurata da Cristo. Morì il 6 agosto 1978.

Dal Comune dei pastori.

Ufficio delle letture

Seconda lettura

Dall’Omelia in occasione della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II (7 dicembre 1965, AAS 58 [1966], pp. 51-59)

Per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo

La concezione teocentrica e teologica dell’uomo e dell’universo, quasi sfidando l’accusa d’anacronismo e di estraneità, si è sollevata con questo Concilio in mezzo all’umanità, con delle pretese, che il giudizio del mondo qualificherà dapprima come folli, poi, noi lo speriamo, vorrà riconoscere come veramente umane, come sagge, come salutari; e cioè che Dio è. Sì, è reale, è vivo, è personale, è provvido, è infinitamente buono; anzi, non solo buono in sé, ma buono immensamente altresì per noi, nostro creatore, nostra verità, nostra felicità, a tal punto che quello sforzo di fissare in lui lo sguardo e il cuore, che diciamo contemplazione, diventa l’atto più alto e più pieno dello spirito, l’atto che ancor oggi può e deve gerarchizzare l’immensa piramide dell’attività umana. La Chiesa del Concilio, sì, si è assai occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo, dell’uomo quale oggi in realtà si presenta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé, l’uomo che si fa soltanto centro d’ogni interesse, ma osa dirsi principio e ragione d’ogni realtà. Tutto l’uomo fenomenico, cioè rivestito degli abiti delle sue innumerevoli apparenze, si è quasi drizzato davanti al consesso dei Padri conciliari, essi pure uomini, tutti Pastori e fratelli, attenti e perciò amorosi: l’uomo tragico dei suoi propri drammi, l’uomo superuomo di ieri e di oggi e perciò sempre fragile e falso, egoista e feroce; poi l’uomo infelice di sé, che ride e che piange; l’uomo versatile pronto a recitare qualsiasi parte, e l’uomo rigido cultore della sola realtà scientifica, e l’uomo com’è, che pensa, che ama, che lavora, che sempre attende qualcosa; e l’uomo sacro per l’innocenza della sua infanzia, per il mistero della sua povertà, per la pietà del suo dolore; l’uomo individualista e l’uomo sociale; l’uomo ammiratore del passato e l’uomo sognatore dell’avvenire; l’uomo peccatore e l’uomo santo; e così via. L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella sua terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione – perché tale è – dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani – e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra – ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo. La religione cattolica e la vita umana riaffermano così la loro alleanza, la loro convergenza in una sola umana realtà: la religione cattolica è per l’umanità; in un certo senso, essa è la vita dell’umanità. Che se noi ricordiamo come nel volto d’ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di Cristo (cfr. Mt 25, 40), il Figlio dell’uomo e se nel volto di Cristo possiamo e dobbiamo poi ravvisare il volto del Padre celeste: «chi vede me, disse Gesù, vede anche il Padre» (Gv 14, 9), il nostro umanesimo si fa cristianesimo, e il nostro cristianesimo si fa teocentrico; tanto che possiamo altresì enunciare: per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo. Amare l’uomo, diciamo, non come strumento, ma come primo termine verso il supremo termine trascendente, principio e ragione d’ogni amore.

Responsorio – Mt 16, 18; Sal 48 (47), 9

℞. Gesù disse a Simone: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, * e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa (T.P. Alleluia).
℣. Dio l’ha fondata per sempre: * e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa (T.P. Alleluia).

Lodi mattutine

Ant. al Ben. Guardiamo a Cristo, Verbo incarnato, Figlio Eterno di Dio,
e offriamogli la nostra ferma fede, la nostra serena speranza,
il nostro incondizionato amore (T.P. Alleluia).

Orazione

O Dio, che hai affidato la tua Chiesa alla guida del papa san Paolo VI, coraggioso apostolo del Vangelo del tuo Figlio, fa’ che, illuminati dai suoi insegnamenti, possiamo cooperare con te per dilatare nel mondo la civiltà dell’amore. Per il nostro Signore.

Vespri

Ant. al Magn. O Cristo, tu la verità! Tu l’amore! Tu la salvezza! Tu la gioia!
Tu sei dove la Chiesa, tuo sacramento, ti annuncia e ti porta. (T.P. Alleluia).


V Giornata Mondiale dei Poveri

San Martino Km 0

Raccolta di San Martino 2021

Sabato 13 e domenica 14 novembre 2021 “I poveri li avete sempre con voi”: raccolta viveri. Il tuo dono vale doppio. San Martino è cambiato! Con il povero divide il mantello, ma divide anche il pane! La Raccolta di San Martino non raccoglierà più indumenti, vestiti e scarpe, ma generi alimentari. Questo tempo ci chiede che la carità e la generosità delle nostre comunità possa … Continua a leggere »

Sabato 13 e domenica 14 novembre 2021

“I poveri li avete sempre con voi”: raccolta viveri. Il tuo dono vale doppio.

San Martino è cambiato! Con il povero divide il mantello, ma divide anche il pane!
La Raccolta di San Martino non raccoglierà più indumenti, vestiti e scarpe, ma generi alimentari.
Questo tempo ci chiede che la carità e la generosità delle nostre comunità possa sperimentarsi nel “dar da mangiare all’affamato”, sia questo vicino o lontano.
San Martino “km 0” si concentra, come prima cosa, sulle persone in difficoltà nelle nostre parrocchie e, grazie alla tua generosità, potremo donare aiuto anche a chi scappa dalla propria terra a causa della guerra e alle popolazioni che accolgono.

Sabato 13 e domenica 14 novembre la Diocesi di Brescia sarà impegnata a rispondere a quelle situazioni di povertà che abitano i nostri paesi e le nostre città. Con la raccolta di viveri e il volontariato degli oratori potremo riempire le mani già generose delle nostre Caritas e delle realtà a noi vicine che si prendono cura della distribuzione alimentare ai bisognosi.

San Lodovico Pavoni, presbitero

Nacque a Brescia, l’11 settembre 1784 e visse in un’epoca caratterizzata da profondi rivolgimenti politici e sociali. Ordinato presbitero il 21 febbraio 1807, rinunciando a facili prospettive di carriera ecclesiastica, seppe donarsi con generosa creatività a chi più ne aveva bisogno: i giovani e fra essi i più poveri. Per loro aprì il suo Oratorio (1812), al quale affiancò l’Istituto di S. Barnaba (1821), un vero “Collegio d’Arti”, «ove almeno i derelitti trovassero gratuito ricovero e crescessero con sicurezza educati anche nelle arti onorate». Fra le arti, la più importante fu la Tipografia, la prima scuola grafica d’Italia, che ben presto divenne una vera casa editrice. Seppe elaborare un metodo educativo che si basa sui mezzi tipici della pedagogia preventiva: religione e ragione, amore e dolcezza, vigilanza e conoscenza. Progettò anche una scuola agricola nell’ex convento francescano di Saiano. Nel 1841 accolse nell’Istituto i sordomuti. Nel 1847 fondò la Congregazione dei Figli di Maria Immacolata (Pavoniani). Morì a Saiano, dove si era recato per mettere a salvo i suoi ragazzi, il 1°aprile 1849, ultima delle “Dieci Giornate” di Brescia. Fu beatificato il 14 aprile 2002 e canonizzato il 16 ottobre 2016. Il suo corpo è venerato nella chiesa dell’Immacolata a Brescia.

Dal Comune dei pastori, con salmodia del giorno dal salterio.

Ufficio delle letture

Seconda lettura

Dagli scritti di san Lodovico Pavoni, presbitero (Dall’Archivio generale della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata, Raccolta ufficiale, I 40-43, 61-62)

Gioie e speranze di un fondatore

Diletti figli e fratelli in Gesù Cristo! La buona educazione della gioventù, a giudizio di persone sagge, è sempre stata di somma importanza; oggi, poi, non v’è alcun conoscitore della nostra realtà sociale che non la ritenga anche urgente e necessaria. Infatti i fanciulli poveri, sempre più numerosi, appena hanno appreso i rudimenti della dottrina cristiana, sono costretti per necessità della loro condizione ad abbandonare la scuola e le attenzioni premurose dei saggi insegnanti per dedicarsi a un lavoro; ed eccoli al naufragio. Preoccupato per questa situazione e spinto da ardente brama di giovare a questi infelici, mi determinai a erigere il mio Istituto, con quale esito felicissimo voi lo potete dire perché, per saggia disposizione della provvidenza, foste i primi a ricavarne vantaggio. Devo confessare che provo una grande gioia nel constatare che il numeroso gruppo di giovani che la divina misericordia mi ha affidato sta crescendo sempre più caro alla religione e alle arti onorate; è un’ampia ricompensa ai sacrifici e alle fatiche sopportate per realizzare il mio progetto. Tuttavia non è sufficiente per trovare un conforto, come vorrei, all’affanno che continuamente mi fa soffrire per non poter dilatare il mio aiuto all’estremo bisogno di tanti altri che a ogni istante mi chiedono d’essere accolti ed educati.
La mia speranza è sostenuta dalle ottime disposizioni che avverto in voi, di consacrarvi generosamente allo sviluppo di quest’opera di carità e potere, in tal modo, portare a compimento il disegno lungamente meditato, di formare una sacra famiglia di religiosi che, intimamente legati fra di loro con i vincoli della perfezione cristiana, si occupano senza posa per il bene della gioventù abbandonata, impegnandosi con assiduità a educarla cristianamente nella religione e nelle arti. Sostenuto da tale speranza, non posso che incoraggiarvi a realizzare il comune progetto, pregandovi di considerare che si tratta di tener aperta una istituzione per accogliere quella parte dell’umanità bisognosa, che è la più cara all’amorosissimo Cuore di Gesù, e di perpetuare in questa nostra patria una scuola di carità tanto opportuna per consolidare la formazione morale, per migliorare le arti e per salvare tante vittime innocenti. Furono queste le dolci attrattive con cui piacque al Signore di chiamar me dal quieto soggiorno della mia casa paterna e invogliarmi alla volontaria oblazione di tutto me stesso, che ho fatto tanto volentieri, in vantaggio di un così grande e pubblico bene; questo fu il conforto con cui il Signore mi animò a superare i tanti ostacoli che si frapposero al buon esito del mio intento. Piaccia a lui che questi siano anche i dolci vincoli che legano i vostri cuori in santa armonia per sostenere, tutti assieme, il difficile impegno.
Perché le mie speranze abbiano un fondamento sicuro e perché voi pure abbiate a conoscere quale metodo e quale sistema di vita religiosa vi assumete consacrandovi a Dio in questa Congregazione, ve ne espongo brevemente le regole fondamentali. Leggetele, vi prego, attentamente e, dopo aver consultato il divin Crocifisso, esternate con tutta libertà i vostri sentimenti, perché riesca a conoscere chi di voi il Signore ha scelto a far parte di questa sacra Famiglia per condividere con me le loro fatiche nella santa impresa.

Responsorio – 1Ts 2, 8; 1Cor 9, 22

℞. Affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita: * perché ci siete diventati cari. (T.P. Alleluia).
℣. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. * perché ci siete diventati cari. (T.P. Alleluia).

Lodi mattutine

Ant. al Ben. Non siete voi a parlare,
ma parla in voi lo Spirito del Padre. (T.P. Alleluia).

Orazione

O Dio, che hai scelto san Lodovico [Pavoni], presbitero, infiammato di carità evangelica, come padre degli adolescenti e maestro di dottrina cristiana, concedi a noi benignamente, per sua intercessione, di seguirne l’esempio animati dallo stesso spirito. Per il nostro Signore.

Vespri

Ant. al Magn. Ti rendo grazie, o Cristo, buon pastore,
che mi hai guidato alla gloria:
il gregge che mi hai dato sia con me nel tuo regno. (T.P. Alleluia).


San Giovanni Battista Piamarta, presbitero

Nacque a Brescia il 26 novembre 1841 da povera famiglia. Ordinato presbitero nel 1865, fu curato a Carzago Riviera, a Bedizzole, a Brescia nella parrocchia di S. Alessandro e parroco a Pavone Mella. Si dedicò ai giovani più bisognosi negli oratori. Nel 1886 diede inizio all’Istituto Artigianelli per i giovani operai, specialmente poveri e orfani. Dieci anni dopo diede origine alla Colonia Agricola di Remedello Sopra, in collaborazione con p. Giovanni Bonsignori, per venire in aiuto ai giovani dei campi.
Promosse la cultura cristiana e la vita religiosa, dando vita a due Congregazioni: quella maschile della Sacra Famiglia di Nazareth e, insieme a madre Elisa Baldo, quella femminile delle Umili Serve del Signore. Si distinse per una intensa vita di preghiera e per una straordinaria dedizione ai giovani del mondo del lavoro, manifestando nella sua azione sociale la forza umanizzante dell’amore di Dio.
Morì a Remedello il 25 aprile 1913. Fu proclamato beato il 12 ottobre 1997 e canonizzato il 21 ottobre 2012. Il suo corpo è venerato nella chiesa dell’Istituto Artigianelli a Brescia.

Dal Comune dei pastori: per un pastore, con salmodia del giorno dal salterio.

 Ufficio delle letture

Seconda lettura

Dal «Testamento» di san Giovanni Battista Piamarta, presbitero (Archivio Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth, Brescia 1S-11/2).

 Confidare in tutto e per tutto in Dio

Il resto delle mie sostanze, per una gran parte, era libero di disporlo in beneficenze, come meglio mi sarebbe tornato, senza riguardo all’Istituto; ma mi sarei recato a coscienza l’usare di questa libertà spiegatamente concessami, a detrimento dell’Istituto a cui volli venisse tutto consegnato. Ma mi sarebbe tormento intollerabile anche dopo morte se vedessi che queste provvidenziali sostanze ch’io dispongo ad incremento perfetto di questa santa opera, venissero leggermente e malamente amministrate. Per questo supplico i miei eredi ad usare tutto l’impegno perché l’amministrazione venga accuratissimamente proseguita e sempre, onde si possa fare il bene ai poveri ragazzi specie di vedove madri, nella maggior possibile estensione. Potendo io spendere a mio piacimento, mi sono ben guardato dall’abusare anche un sol quattrino che non fosse ad incremento dell’opera che si ha tra le mani; con tale avvedimento e cura si potrà contare sicuramente sull’indeficiente soccorso e concorso della Divina Provvidenza, che mi si è sempre mostrata sì profondamente munifica in tutti i bisogni dell’Istituto.
Raccomando di non far troppo assegnamento sull’industria umana; guai se fino adesso si fosse collocata la fiducia nei calcoli umani: l’Istituto sarebbe ormai morto. Ora le Istituzioni, come gli individui, crescono e si mantengono con quei principii onde furono nati. Essendo quindi la nostra Istituzione sorta mediante una specialissima, per non dire totale opera della Provvidenza Divina, essa va rigorosamente mantenuta e conservata sempre col pieno intervento suo. Si tenga sempre presente la massima di sant’Ignazio: «noi dobbiamo governarci in ogni cosa e contingenza, con accorto e prudente discernimento come se tutto dipendesse dalla esclusiva nostra industria ed accorgimento, e poi dopo dobbiamo in tutto e per tutto confidare in Dio, come se nulla noi avessimo fatto». La gratitudine deve essere la massima virtù dell’Istituto.
Nella speranza vivissima di vedere in seno a Gesù benedetto in cielo la continua progressiva prosperità dell’Istituto, mi separo da tutti colla persona, mantenendomi però sempre unitissimo col cuore, consolatissimo di vedere l’opera lasciata nelle mani di confratelli tutti così forniti di eccellente spirito sacerdotale, di distinta bravura e tutti interamente consacrati ad ottenere il massimo incremento all’opera. Ringrazio tutti, col cuore sulla penna, del compatimento, onde mi furono sconfinatamente larghi, ai miei innumerevoli difetti più o meno gravi, commessi continuamente contro di loro. Il Signore li ricambi dal pari suo di una tanta e sì squisita carità.

Responsorio – Gb 31,16-18

℞. Mai ho rifiutato ai poveri quanto desideravano, né ho lasciato languire gli occhi della vedova, * mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse anche l’orfano, alleluia.
℣. Poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin dall’infanzia e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato. * Mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse l’orfano, alleluia.

Lodi mattutine

Ant. al Ben. Non siete voi a parlare,
ma parla in voi lo Spirito del Padre.

Orazione

O Dio, che hai concesso al santo presbitero Giovanni Battista [Piamarta] la luce della sapienza per educare i giovani a vivere cristianamente nel lavoro, nella famiglia e nella società, per sua intercessione, concedi a noi di operare ponendo sempre la nostra fiducia nel tuo paterno amore. Per il nostro Signore.

Vespri

Ant. al Magn. Ti rendo grazie, o Cristo, buon pastore,
che mi hai guidato alla gloria:
il gregge che mi hai dato, sia con me nel tuo regno.


San Daniele Comboni, vescovo

Nato a Limone sul Garda il 15 marzo 1831, si aprì all’ideale missionario nell’Istituto don Mazza a Verona. Ordinato presbitero nel 1854, tre anni dopo partiva per l’Africa, nella certezza che gli africani sarebbero divenuti essi stessi protagonisti della loro salvezza. Ispirato dal Signore presso la tomba di S. Pietro, ideò un progetto per «salvare l’Africa con l’Africa». Nel 1867 fondò l’Istituto dei Comboniani e nel 1872 quello delle suore Comboniane. Voce profetica, annunciò nel Vaticano I che era giunta l’ora dell’Africa. Fidandosi del cuore di Cristo, «che palpitò e soffrì anche per la Nigrizia» e sapendo che «le opere di Dio nascono e crescono appiè del Calvario», spese tutta la sua vita per gli africani e si batté per la loro liberazione da ogni schiavitù. Ordinato vescovo dell’Africa centrale nel 1877, morì stroncato dalle fatiche il 10 ottobre 1881 a Kartoum, a soli cinquant’ anni. Il 17 marzo 1996 è stato beatificato e il 5 ottobre 2003 canonizzato. Le sue ossa furono disperse.

Dal Comune dei pastori, con salmodia del giorno dal salterio.

Ufficio delle letture

Seconda lettura

Dalle «Omelie» di san Daniele Comboni (Khartoum, 11 maggio 1873; D. Comboni, Gli Scritti, Roma 1992, pp. 3156-3159.3164)

Pastore, maestro e medico

Il primo amore della mia giovinezza fu per l’infelice Nigrizia, e lasciando quanto vi era per me di più caro al mondo, venni, or sono sedici anni, in queste contrade per offrire al sollievo delle sue secolari sventure l’opera mia. Successivamente, l’obbedienza mi richiamava in patria, a causa della cagionevole salute, ma tra voi lasciai il mio cuore. E oggi finalmente, ritornando fra voi, recupero il mio cuore per dischiuderlo al sublime e religioso sentimento della spirituale paternità, di cui volle Iddio che fossi rivestito dal supremo Pastore della Chiesa cattolica, il papa Pio IX. Sì, io sono già il vostro padre, e voi siete i miei figli, e come tali, vi abbraccio e vi stringo al mio cuore. Vi sono riconoscente per le entusiastiche accoglienze che mi faceste; esse dimostrano il vostro amore di figli, e mi persuadono che voi vorrete essere sempre il mio gaudio e la mia corona, come siete la mia parte e la mia eredità. Io ritorno fra voi per non mai più cessare d’essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consacrato per sempre. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno egualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni; il ricco e il povero, il sano e l’infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi.
Non ignoro affatto la gravità del peso che mi viene addossata, mentre come pastore, maestro e medico delle anime vostre, io dovrò vegliarvi, istruirvi e correggervi: difendere gli oppressi senza nuocere agli oppressori, riprovare l’errore senza avversare gli erranti, gridare allo scandalo e al peccato senza lasciar di compatire i peccatori, cercare i traviati senza blandire al vizio. Ma io a tanto peso mi sobbarco, nella speranza che voi tutti mi aiuterete a portarlo con gioia nel nome di Dio. Sì, io confido in voi, o stimati sacerdoti miei fratelli e figli in questo apostolato: voi sarete le mie braccia di azione per dirigere nelle vie del Signore il suo popolo, e insieme i miei angeli del consiglio. E in voi pure molto confido, o venerabili suore, che con mille sacrifici vi associate a me per coadiuvarmi nella educazione della gioventù femminile. E anche in voi tutti, o signori, confido perché vorrete sempre confortarmi colla vostra docilità alle amorose esortazioni che il mio dovere e il vostro bene mi consiglieranno di darvi.

Responsorio – Cfr. 1Cor 9, 19.22; Gb 29, 15-16

℞. Libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, debole per i deboli. * Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.
℣. Ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo; padre io ero per i poveri.
℞. Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.

Lodi mattutine

Ant. al Ben. Lo Spirito del Signore mi ha mandato
a portare ai poveri il lieto annunzio
delle inesauribili misericordie del Cuore di Cristo.

Orazione

Dio, Padre di tutte le genti, che per lo zelo apostolico del santo vescovo Daniele [Comboni] hai esteso la tua Chiesa tra i popoli dell’Africa, concedile, per sua intercessione, di crescere nella fede e nella santità, e di arricchirsi sempre di nuovi figli, a gloria del tuo nome. Per il nostro Signore.

Vespri

Ant. al Magn. In verità vi dico:
quello che avete fatto a uno solo dei miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me.

Orazione come alle Lodi mattutine.

Con riferimento al pagamento dell’IMU, si ricorda che sono previste regole particolari per gli enti non commerciali (tra cui anche le Parrocchie e gli altri enti ecclesiastici) che detengono, a titolo di proprietà o di altro diritto reale, nel Comune destinatario del versamento, almeno un immobile utilizzato (anche parzialmente) per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali con modalità non commerciali.

È il caso tipico delle Parrocchie che posseggono immobili esenti, come per esempio la Chiesa, casa parrocchiale, oratorio, ecc.

Tali Enti, entro il prossimo 16 giugno, devono provvedere al versamento:

  • del conguaglio dell’IMU complessivamente dovuta per l’anno 2024;
  • della prima rata dell’IMU dovuta per l’anno 2025, pari al 50% dell’imposta complessivamente corrisposta per l’anno 2024.

Il pagamento può essere effettuato:

  • mediante modello F24 (utilizzando gli appositi codici tributo);
  • tramite bollettino postale;
  • mediante la piattaforma di cui all’art. 5 del DLgs. 82/2005 (Codice dell’amministrazione digitale) e le altre modalità previste dallo stesso codice (quali PagoPA).

Le esenzioni sono disciplinate all’art. 1, commi 758 e 759 della L. 160/2019. In particolare, il comma 758 disciplina le esenzioni riguardanti i terreni, il comma 759 quelle relative ai fabbricati.

Con riferimento agli immobili posseduti da enti ecclesiastici, vengono riconosciute tre tipologie di esenzioni:

  • per i fabbricati classificati o classificabili nelle categorie catastali da E/1 a E/9 (lett. b);
  • per i fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto e le loro pertinenze (lett. d);
  • per gli immobili destinati esclusivamente allo svolgimento con modalità non commerciali di attività di religione e di culto di cui all’art. 16 della L. 222/85 (lett. g).

Si rammenta che possono essere considerate pertinenze degli edifici di culto, a titolo esemplificativo, l’abitazione del parroco, l’oratorio, le altre strutture del complesso parrocchiale in cui la parrocchia svolge direttamente le proprie attività istituzionali e che si pongano con essa in rapporto di strumentalità (es. locali destinati alla catechesi, ad ufficio amministrativo/segreteria parrocchiale, ecc.). Si ritiene che anche l’abitazione destinata all’ospitalità di ausiliari del parroco benefici dell’esenzione.

Infine, con riferimento agli immobili ad “utilizzazione mista” (cioè utilizzati promiscuamente per attività istituzionali e commerciali), l’esenzione IMU si applica soltanto alla porzione immobiliare, identificabile catastalmente, nella quale si svolge l’attività di natura non commerciale.

Diversamente, ove l’identificazione catastale non fosse possibile, occorre individuare un criterio di proporzionalità, secondo le modalità di cui art. 5 del DM 200/2012, che consenta di quantificare la porzione di immobile da assoggettare ad esenzione.

30 giugno 2025 – Dichiarazione IMU 2025 (anno 2024)

Gli enti non commerciali, tenuti alla presentazione della dichiarazione, sono quelli indicati dall’art. 1, comma 770, L. 160/2019: trattasi degli enti non commerciali (tra cui anche le Parrocchie e gli altri enti ecclesiastici) che possiedono almeno un immobile esente in quanto utilizzato per le proprie attività istituzionali, svolte con modalità non commerciali.

I suddetti enti devono indicare nella Dichiarazione IMU tutti gli immobili di cui sono in possesso, siti nel Comune destinatario della dichiarazione.

L’obbligo è tassativo.

Pertanto, devono essere inclusi, gli immobili:

  • ESENTI: utilizzati dall’ente esclusivamente per lo svolgimento delle attività istituzionali;
  • PARZIALMENTE ESENTI: ad utilizzo “misto”, ossia impiegati solo in parte per lo svolgimento delle attività istituzionali con modalità non commerciali;
  • IMPONIBILI: utilizzati dall’ente per svolgere attività diverse da quelle istituzionali.

I modello dichiarativo è quello approvato con il DM 24.4.2024, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e tiene conto della disposizione contenuta nell’art. 1 comma 759 lett. g-bis) della L. 160/2019 che stabilisce l’esenzione IMU per gli immobili occupati abusivamente da terzi.

Gli enti non commerciali devono presentare la dichiarazione 2025, relativa all’anno 2024:

  • esclusivamente in via telematica, direttamente o tramite gli intermediari abilitati;

utilizzando lo specifico nuovo modello approvato dal DM 24.4.2024 per tutti gli immobili di cui sono in possesso e non soltanto per quelli esenti o destinati ad attività istituzionali.