
Il complesso della ‘cattedrale doppia parallela’, trova ancora oggi testimonianza eloquente nelle due cattedrali bresciane: il Duomo vecchio e il Duomo nuovo.
L’origine dell’intero complesso, con lo scomparso battistero di San Giovanni Battista, è da collocarsi attorno al V secolo, mentre le attuali costruzioni risalgono rispettivamente al sec. XI, il Duomo Vecchio o Rotonda, e al sec. XVII con conclusione dei lavori nel sec. XIX, il Duomo Nuovo.
Oltre a custodire le tombe di alcuni vescovi, in Cattedrale si conserva il «Tesoro delle Sante Croci».
Dal Comune della dedicazione di una chiesa.
dove si celebra la solennità
Primi Vespri
Ant. al Magn. Rallegratevi con Gerusalemme;
tutti voi che l’amate, esultate di gioia.
INVITATORIO
Ant.: Chiesa, sposa di Cristo, acclama il tuo Signore.
Oppure: Venite, adoriamo Cristo Signore, che ama la sua Chiesa.
Salmo invitatorio come nell’Ordinario.
Ufficio delle letture
Seconda lettura
Da un’Omelia del cardinale Giovanni Battista Montini (26 aprile 1959, G. B. Montini, Discorsi e scritti milanesi, vol. II, Brescia 1997, pp. 2782-2793)
Il segreto della cattedrale è la presenza di Cristo
A Cristo ogni cattedrale appartiene. Questa chiesa è sua. Per lui qui è innalzata una cattedra, sulla quale il suo apostolo, in sua vece parlerà; per lui un altare, dal quale chi lo rivive farà salire al Padre il suo stesso sacrificio; per lui qui è riunita la «ecclesia», il popolo con il suo vescovo, e a lui innalza il suo inno di gloria e la sua gemente preghiera; e da lui questo tempio acquista la sua misteriosa maestà. Egli è presente! Questo è il segreto della cattedrale!
Essa non è semplicemente un interessante monumento d’architettura, un venerabile edificio storico, un vasto museo di belle arti; non è un solenne salone di conferenze, un auditorium di musica arcana per orecchi raffinati. Essa è per noi una casa viva, un luogo privilegiato di abitazione divina. Qui possiamo dire di Cristo: «habitavit in nobis». È il palazzo di Cristo re; è l’aula di Cristo maestro; è il tempio di Cristo sacerdote. Perché dovunque è un tabernacolo, noi sappiamo, la sua reale, sacramentale presenza ci piega all’adorazione, ci invita alla contemplazione, ci ammette alla comunione. Ma qui, nella cattedrale, alla presenza della Santissima Eucaristia, un’altra e una terza e una quarta sua diversa presenza si aggiunge. Qui Egli è presente con la sua autorità. È la sua presenza come via. Di qui Egli guida la sua Chiesa sui sentieri della salvezza.
Qui Egli è pastore. La trasmissione di questa missione, fatta agli Apostoli: «pasce agnos meos», qui si estende e qui si continua, investendo il vescovo, il pastore della Diocesi, di una prerogativa tuttora vivente nella storia, la potestà di giurisdizione, presenza attiva del Corpo mistico di Cristo.
E poi: Egli è qui maestro. È la sua presenza come verità. Qui Egli ha la sua cattedra. Qui la sua voce acquista suono autentico; qui trova eco fedele. «Chi ascolta voi, ascolta me». Egli disse ai suoi apostoli. E il vescovo, anche questo sappiamo, è un successore degli apostoli. Qui è giudice. La parola sua qui vibra dolce e potente «come spada a due tagli».
E ancora: qui Egli è presente con la pienezza del suo sacerdozio, cioè con la sua perfetta funzione di mediatore fra Dio e gli uomini, con la piena potestà santificante, conferita, anche questa, agli apostoli, nel grado più efficace. È la sua presenza come vita. II vescovo, erede di quest’altra divina virtù, la potestà dell’Ordine sacro, qui è il santificatore del clero e del popolo, qui il vivificatore del corpo mistico. «Chi vede me, vede anche il Padre», spiegava Gesù ai suoi apostoli nell’ultima cena. Noi possiamo ora commentare: chi vede il vescovo vede anche Cristo. E badate bene: non per fare del vescovo un solitario privilegiato, come un profeta dai carismi singolari, o un santo, dalle virtù inimitabili; il vescovo è un uomo sociale per eccellenza; tutta la sua funzione è estroflessa sul popolo; non ha senso se è soltanto personale; acquista il suo vero significato quando è servizio: «Chi è maggiore fra voi, si faccia come minore» insegnò Gesù; vale a dire che la presenza mistica di Cristo nel principio efficiente della sua Chiesa postula la comunità dei fedeli; il pastore postula il gregge; il maestro i discepoli; lo sposo la sposa; la Chiesa docente la Chiesa discente, per formare la vera Chiesa, quella che fu amata da Cristo per cui Cristo «si sacrificò perché questa Chiesa potesse comparirgli davanti gloriosa, senza macchia, né sfregio né altro difetto, ma santa e immacolata». Così che il segreto della cattedrale è la presenza di Cristo nel suo corpo mistico, è il mistero della Chiesa. È il mistero della Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.
Responsorio – Ez 47, 1.9
℞. Vidi l’acqua uscire dal lato destro del tempio; quelli ai quali giungeva quest’acqua * ottenevano la salvezza e dicevano: Alleluia, alleluia.
℣. Nella dedicazione del tempio il popolo cantava inni; con forza e dolcezza risuonava la musica nella loro bocca: * ottenevano la salvezza e dicevano: Alleluia, alleluia.
Inno
Te Deum
Orazione come alle Lodi mattutine.
Lodi mattutine
Ant. al Ben. «Zaccheo, scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua».
Scese e accolse il Signore con grande gioia.
«Oggi la salvezza è entrata in questa casa», alleluia.
Orazione
O Dio, che hai voluto chiamare tua sposa la Chiesa: fa’ che il popolo consacrato al servizio del tuo nome ti adori, ti ami, ti segua, e, sotto la tua guida, giunga ai beni promessi. Per il nostro Signore.
Ora media
Antifone e salmi del giorno dal salterio, lettura breve dal Comune della Dedicazione della chiesa, orazione come alle Lodi mattutine.
Secondi Vespri
Ant. al Magn. Santa è la casa del Signore:
qui si invoca il suo nome, qui Dio è presente tra noi.
Orazione come alle Lodi mattutine.